Indebitamento a 5 miliardi. Perdita dell'auto tra i 300 e i 350 milioni
Domani l'assemblea con i conti del trimestre. È il primo appuntamento del nuovo corso Fiat fa il punto sul piano anti-crisi
Al fianco di Umberto gli uomini impegnati nel rilancio del gruppo, a cominciare dall'amministratore delegato Giuseppe Morchio che sta mettendo a punto il piano industriale annunciato per fine giugno. Se per Umberto Agnelli si tratterà una sorta di debutto ufficiale alla presidenza della Fiat, l'appuntamento rappresenterà, però, qualcosa in più del tradizionale incontro annuale con gli azionisti: sarà l'occasione per spiegare anche ai soci che se il 2003 sarà ancora un «duro anno cerniera per giungere nel 2004 all'auspicata inversione di tendenza», il Lingotto, con il piano che si sta mettendo a punto in questi ultimi mesi, è davvero impegnato sulla strada del rilancio, in cui crede non solo il management, ma anche tutta la famiglia Agnelli. L'appuntamento del 13 maggio, tuttavia, si presenta non facile. Sulla riunione, infatti, peseranno i conti del primo trimestre 2003 che il consiglio d'amministrazione approverà in mattinata. Tre mesi non positivi per effetto non solo dei conti dell'auto che registrano ancora perdite sebbene in calo rispetto ad un anno fa, ma anche per il peggioramento dello scenario economico complessivo dovuto in parte alla guerra in Iraq, in parte alla difficile congiuntura internazionale. Cifre ufficiali non ce ne sono, tuttavia gli analisti prevedono per il Lingotto una perdita consolidata tra i 320 e i 360 milioni, una perdita operativa dell'auto tra i 300 e i 350, un risultato netto di gruppo in linea con quello del primo trimestre 2002, che aveva segnato un rosso di 663 milioni. Quanto all'indebitamento, le stime parlano di 5 miliardi, ma su questa voce di bilancio influirà l'impatto positivo della vendita dei gioielli di famiglia che permetterà al Lingotto di rispettare i parametri (3-3,6 miliardi) previsti dall'accordo con le banche. Ieri il vicepremier Fini ha rivelato che la Fiat chiese al governo un aiuto per uscire dalla crisi. In sostanza voleva privatizzare gli utili e socializzare le perdite. Il governo invece «ha concesso la cassa integrazione, ma al gruppo di Torino ha detto che era necessario assestare il management e migliorare alcuni prodotti». Adesso, ha aggiunto Fini, un miglioramento c'è stato senza che come al solito abbia pagato Pantalone.