Antitrust, giornali anche dal fornaio
L'Antitrust scende in campo ed, in una segnalazione al Parlamento, suggerisce una modifica del decreto legislativo del 2001 in materia affinchè si realizzi una «piena liberalizzazione dell'accesso al mercato», favorendo la «diffusione della stampa». Lo «sviluppo alternativo di canali di vendita» - secondo il team guidato da Giuseppe Tesauro - appare, tra le altre cose, utile a ridurre il gap tra l'Italia dove si vendono 121 quotidiani per ogni 1000 abitanti, e gli altri principali paesi europei come la Germania (735 quotidiani ogni 1000 abitanti), il Regno Unito (408) e la Francia (190). Nuovi punti vendita, in particolare quelli della grande distribuzione «favoriscono la diffusione del prodotto editoriale, anche grazie alla circostanza - si legge nel documento - che essi si prestano maggiormente a soddisfare le esigenze dei cosiddetti 'acquisti di impulsò di giornali, sopratutto periodici». Il garante suggerisce così una modifica del decreto legislativo del 2001 sul riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica, a cominciare dal regime autorizzativo: «appare opportuno consentire la vendita della stampa anche a quei punti vendita al dettaglio (quali gli esercizi di generi alimentari e le librerie di piccole dimensioni) finora ingiustificatamente esclusi dal mercato. Questi ultimi appaiono infatti particolarmente idonei a fornire un contributo significativo alla diffusione della stampa nel nostro paese». L'Antitrust punta poi il dito su quelle regioni (Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) che nel'adottare le disposizioni attuative al decreto, tramite circolari provvisorie, «hanno introdotto ingiustificati vincoli alla commercializzazione di prodotti editoriali che sono in grado di determinare restrizione della concorrenza». Vincoli che sono adirittura un «passo indietro rispetto alla stessa legioslazione nazionale. Alcune Regioni »hanno introdotto ingiustificati vincoli - ribadisce la segnalazione inviata anche ai presidenti delle Regioni - alla commercializzazione dei prodotti editoriali, che sono idonei a determinare gravi restrizioni al dispiegarsi di corrette dinamiche concorrenziali, nonchè a produrre significative limitazioni dell'attività imprenditoriale«.