Metalmeccanici, Cgil isolata
Epifani avverte: «Grave un accordo separato». Cisl e Uil: «Troppo tardi»
A meno di ripensamenti dell'ultimo momento, il solco che ormai divide la Fiom Cgil da una parte e la Fim Cisl e la Uilm Uil dall'altra, è incolmabile. Alla vigilia dell'incontro decisivo fissato per domani con Federmeccanica per la firma le posizioni si sono radicalizzate. Ieri è scesa in campo anche la Cgil che ha messo in guardia Cisl e Uil dalla «gravità di un accordo separato» dicendo che è «ancora possibile» evitarlo. Ma per Cisl e Uil «è troppo tardi». Peraltro la Fiom continua ad andare avanti per la sua strada tant'è che ieri ha deciso di anticipare la giornata di mobilitazione dal 23 al 16 maggio. Insomma la trattativa ha imboccato una strada senza possibilità di svolta. La Cgil ha lanciato un monito anche a Federmeccanica perchè eviti «gravi divisioni» ed è tornata a chiedere, in caso di insuccesso, il ricorso al referendum di tutti i lavoratori. Giorgio Cremaschi della segreteria Fiom ieri ha ribadito che non intende recedere dalla posizione già indicata e ha attaccato Fim e Uilm accusandoli «di essere pronti a sottoscrivere qualsiasi cosa le aziende propongano». Fim e Uilm «prima avevano presentato una piattaforma ai minimi termini, poi l'hanno dimezzata - ha detto il sindacalista - È probabile che, alla fine, firmeranno ciò che Federmeccanica vuole che firmino». Parole che non vanno già al segretario generale dei metalmeccanici della Uil Tonino Regazzi che rispedisce al mittente le accuse e dice che la «Fiom in realtà non ha mai pensato di fare un contratto e di trovare un accordo con Fim e Uilm ma ha solo messo su steccati. Cremaschi la trattativa non l'ha mai voluta fare». E ieri sono scesi in campo anche i leader confederali a dare man forte alle organizzazioni di categoria. Per il leader della Cisl, Savino Pezzotta «non c'è un accordo separato perchè la Fiom ha deciso unilateralmente di presentare la sua piattaforma. Sicchè da quel giorno - ha sottolineato il segretario della Cisl - ognuno di noi è stato autorizzato, per scelta della Fiom, a perseguire gli obiettivi della propria piattaforma. Certo - ha proseguito - sarebbe stato meglio avere una piattaforma unitaria, ma la Fiom non ha voluto». Il numero due della Uil Adriano Musi chiama in causa direttamente la Cgil e critica quello che è ormai «un appello tardivo considerando come è andata avanti la trattativa». Le posizioni sono troppo lontane «sull'entità salariale del rinnovo», ricorda Musi ribadendo che le richieste della Fiom «hanno scarso senso economico e vanno oltre qualsiasi comportamento assunto dalla Cgil per altre categorie» (135 euro la richiesta economica per tutti contro i 92 euro di Uilm e Fim). Stando così le cose la riapertura di un dialogo con la Fiom sarebbe possibile solo se il sindacato facesse dietro front sul nodo salariale.