La Cassazione a Telecom provi la verità delle bollette
Lo ha affermato la Cassazione, secondo quanto reso noto dal Codacons, in una sentenza sul caso di una utente romana, alla quale era stato staccato il telefono per morosità visto che non aveva pagato una bolletta di importo doppio rispetto all'usuale. La signora aveva contestato la bolletta nel 1997, di 498mila lire rispetto alle normali 200mila a bimestre, anche perchè nel periodo indicato si trovava all'estero, dato che di professione è hostess per una compagnia aerea. La Telecom, ricorda sempre il Codacons, aveva sostenuto che tutto era a posto, per quanto li riguardava, che i controlli non avevano dato alcun esito, e che quindi staccava la linea per morosità. La Corte Suprema ha dato torto alla Telecom ribadendo che «la registrazione del contatore, posto all' esterno e a distanza dell' apparecchio dell' utente, se costituisce normale misuratore del traffico telefonico riferibile all' utenza, non integra in sè la prova legale, ma forma piena dei fatti e delle cose rappresentate solo se colui contro il quale le risultanze sono indicate ne disconosce la conformità ai fatti. A fronte della contestazione dell' utente della bolletta telefonica, la Telecom, in virtù anche di quanto disposto dal ministero delle comunicazioni e con apposita circolare, era tenuta a produrre i tabulati, ai fini di far conoscere all' attrice i numeri chiamati dalla relativa utenza ed in difetto a sospendere l' eventuale dichiarazione di morosità e le conseguenti disattivazioni della linea».