Tute blu, contratto a una svolta
Nella riunione di ieri, a quasi tre mesi dall'apertura del confronto, la Federmeccanica per la prima volta si è detta disponibile a discutere di aumenti salariali che superino i 68 euro (il 4,3% pari alla somma tra l'inflazione programmata per il prossimo biennio e lo scarto tra quella programmata e reale degli ultimi 18 mesi), un'apertura apprezzata da Fim e Uilm che comunque chiedono un impegno ulteriore, anche sul fronte dell' inquadramento, per andare alla stretta sul contratto. La Fiom ha ribadito invece che le distanze restano «consistenti» e ha dato alla Federmeccanica una lettera di diffida dal fare accordi separati con organizzazioni «minoritarie», perchè questi sarebbero «esplicitamente» in contraddizione con i principi dell'articolo 39 della Costituzione. Ma il presidente della Federmeccanica, Alberto Bombassei ha risposto affermando che la Fiom mostra maggiore interesse a marcare le proprie posizioni che non a mediare per trovare un accordo. Intesa che comunque non è scontata e che dipenderà dall'esistenza di condizioni «accettabili» per le imprese. Sindacati e industriali hanno fissato un nuovo incontro per giovedì 24 aprile, l'ultimo prima della scadenza della moratoria sugli scioperi (il 27). La Fiom ha confermato che se le condizioni restano quelle attuali deciderà iniziative di lotta a sostegno della vertenza già nel Comitato centrale fissato per il 28 aprile. Il metodo per uscire dall'empasse di fronte a una inflazione reale molto più alta della programmata (Fim e Uilm chiedono aumenti di 92 euro sulla base dell'inflazione prevedibile, la Federmeccanica ha fino a oggi proposto un massimo di 67, ora arrotondate a 68) potrebbe essere quello dell'anticipo del divario, già realizzato, tra inflazione programmata e reale: sistema già stato utilizzato nello scorso rinnovo contrattuale economico, anch'esso senza l'accordo della Fiom. «Abbiamo fatto significativi passi in avanti- ha detto il direttore generale della Federmeccanica, Roberto Biglieri. Sul salario, nel rispetto delle regole e dei criteri dell' accordo interconfederale, siamo disponibili ad alzare il tetto dell'offerta, oltre il 4,3%». Fim e Uilm hanno parlato di aperture. «C'è la volontà politica - ha detto il segretario generale della Fim, Giorgio Caprioli - di fare il contratto e di affrontare il tema della riforma dell'inquadramento. Le proposte fatte però sono molto distanti e l'offerta di merito è ancora troppo bassa». «Apprezzo - ha detto il leader della Uilm Tonino Regazzi - le affermazioni sul piano politico degli industriali ma mi aspettavo di più». E sull'ipotesi che il metodo sia l'anticipo dello scarto inflattivo taglia corto: «per fare il contratto gli industriali ci devono dare i soldi, basta con le chiacchiere». «Sul salario - ha detto il numero uno della Fiom, Gianni Rinaldini - non mi sembra ci sia una grande apertura. Si è fatto intendere che sono pronti ad andare oltre il 4,3% ma dentro lo schema dell'accordo del 1993. Interpreto che il metodo potrebbe essere l'anticipo dello scarto tra inflazione programmata e reale. Questo sarebbe incredibile. Le distanze restano consistenti, non c'è nessuna ipotesi di stretta conclusiva». La Fiom inoltre diffida gli industriali da intese separate.