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Hdp, arriva il banchiere Vitale

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Il gruppo editoriale cambia nome. Si chiamerà Rcs Mediagroup

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L'assemblea degli azionisti, l'ultima con in carica il presidente Franco Tatò, comunque assente, ha infatti approvato la nuova denominazione, che per l'amministratore delegato Maurizio Romiti «evoca valori istituzionali, affidabilità e autorevolezza». Il consiglio di amministrazione, riunitosi dopo l'assemblea, ha inoltre nominato Guido Roberto Vitale presidente e Paolo Mieli vicepresidente. Negli ambienti della finanza milanese il nome di Guido Roberto Vitale, sessantacinquenne di Vercelli, è legato soprattutto alla nascita nel 1971 di Euromobiliare, una delle prime merchant bank italiane. Di recente Vitale è assurto alle cronache per un piano di rilancio per l'auto Fiat che prevedeva un forte ridimensionamento del ruolo degli Agnelli, con l'ingresso dello Stato nel capitale. Ma di lui si è parlato anche nel caso delle obbligazioni Cirio di cui non ha voluto occuparsi, dopo il default in novembre del gruppo di Sergio Cragnotti, che Vitale aveva conosciuto sin da quando i Ferruzzi erano presenti in Euromobiliare. Vitale entra anche nel comitato esecutivo in qualità di presidente dello stesso organismo del quale fanno parte anche l'ad Maurizio Romiti, Franzo Grande Stevens, Renato Pagliaro, Nicolò Nefri, Paolo Savona. Nella holding che, tra l'altro, detiene il Corriere della Sera, non ci sono variazioni di rilievo sulle quote superiori al 2%. I primi azionisti restano la Agnelli & Sapa al 10,553% (10,210 nel patto), Mediobanca al 10,322% (9,378% nel patto), Gemina al 9,617% (9,206% nel patto), Italmobiliare al 5,766% (4,805% nel patto), Premafin al 5,113% (il Gruppo Ligresti non è azionista del patto), Generali al 2,648% (2,542% nel patto). Ieri sono stati diffusi i dati sulla raccolta pubblicitaria del gruppo editoriale. E Romiti ha annunciato che nei primi tre mesi del 2003 le cose non sono andate bene a causa dei timori di conflitto e poi dalla guerra in Iraq. Bene invece il fronte editoriale, soprattutto quello della stampa periodica. «La raccolta pubblicitaria aveva dato qualche segnale di ripresa, ma poi con l'avvicinarsi della guerra tutto si è fermato e a marzo la raccolta è crollata. Le prospettive restano deludenti, anche in questi giorni nei quali si dice che la guerra è finita». Per Romiti è invece in vantaggio il settore editoriale, «anche grazie ai periodici che hanno avuto un avvio d'anno estremamente brillante».

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