Alitalia, ultimatum dei sindacati

A questo punto la nomina alla presidenza dell'Alitalia è solo questione di giorni. La candidatura che segna un altro passo in avanti nell'occupazione della Lega di postazioni nevralgiche (l'Alitalia segue lo spostamento di Raidue a Milano) era stata avanzata nei giorni scorsi dal ministro delle Infrastrutture Lunardi che però subito dopo aveva precisato che essendoci una questione politica, la nomina andava valutata con calma. Ma ora con l'imprimatur di Bossi la strada appare in discesa. Il leader leghista ieri ha parlato di Bonomi come un «bravo manager, uno che ha le capacità per ricoprire il ruolo» di presidente dell'Alitalia. Insomma «è la persona giusta» ha detto senza peli sulla lingua. Bossi ha anche una risposta alle critiche di chi accusa la Lega di voler espandersi in settori importanti del Paese e di sotrarre alla Capitale settori vitali per l'economia. «Questa è una fortuna - dice - perchè si tratta di gente che viene dall'imprenditorialità e fa funzionare le cose». L'investitura di Bonomi potrebbe arrivare nel prossimo consiglio dei ministri. L'obiettivo del governo è affrettare i tempi anche perchè una situazione di incertezza per i vertici non farebbe che aggravare la situazione già critica della compagnia aerea. Il piano di risanamento presentato dall'amministratore delegato Mengozzi che prevede tagli al personale ha scatenato le polemiche sindacali. Ieri le 8 sigle sindacali del trasporto aereo hanno lanciato un ultimatum: o verrà aperto un tavolo di trattativa a Palazzo Chigi e il governo si occuperà direttamente del caso Alitalia, o sarà lo sciopero generale di 4 ore. La mobilitazione dovrebbe scattare tra il 10 e il 15 maggio. In una lettera al sottosegretario Gianni Letta, i sindacati respingono i tagli al personale. La tesi dei sindacati è che «non c'è nessuna crisi strutturale ma solo una fase critica temporanea che si può superare». Per il segretario nazionale Filt Cgil, Roberto Scotti «al termine dell'attuale crisi l'attività del trasporto aereo può riprendere come e più di prima». L'Alitalia invece sostiene che i tagli sono inevitabili altrimenti la compagnia rischia di uscire dal mercato. I sindacati si richiamano all'accordo di Palazzo Chigi firmato con il governo nell'aprile di un anno fa, chiedendo di rivitalizzarne i contenuti. E accusano: i vertici della compagnia non hanno rispettato gli obiettivi di quell'accordo, di rilancio e sviluppo di Alitalia, hanno anzi attuato solo scelte di ridimensionamento che hanno portato la compagnia a perdere nell'arco di 3-4 anni il 25% sul mercato domestico. Secondo i sindacati la crisi non è originata dalla guerra ma viene da lontano ed è stata aggravata dalla «mancanza di un piano strategico». Nel mirino i vertici, colpevoli, dice la Fit Cisl, «di non aver attuato la missione di rilancio e riposizionamento affidata dal governo».