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Mediobanca, comincia la gestione Galateri

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Oggi il consiglio. Va sciolto il nodo delle quote azionarie. Verso l'ingresso di altri soci

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Ma in assenza di un accordo nella Ue, l'Italia non può stare con le mani in mano. Occorre affrontare una volta per tutte il problema previdenziale su due fronti: la decontribuzione per i giovani e l'innalzamento dell'età effettiva di pensionamento». Alla vigilia dell'incontro tra i sindacati e il ministro del Welfare Maroni sulla delega previdenziale, la Confindustria sottolinea alcune priorità. A parlare è il consigliere incaricato per il Mezzogiorno Francesco Averna. Nell'incontro di giovedì si parlerà di decontribuzione. Confindustria la vuole mentre il sindacato è contrario. Si può trovare un punto d'incontro? «Senza la decontribuzione la riforma non funziona perchè non si raggiungono gli obiettivi di finanza pubblica che sono quelli di trovare le risorse necessarie ad una politica di sostegno allo sviluppo. La spesa per pensioni è eccessiva. La decontribuzione andrebbe accompagnata da un sistema di disincentivi al pensionamento anticipato». Questo vuol dire innalzare l'età del pensionamento? «Senza dubbio. Va raccolta la sollecitazione della Bce. La riforma delle pensioni ce la chiedono tutti gli organismi internazionali, dalla Bce al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca d'Italia. Questo è il problema principale del Paese e va risolto al più presto. Dobbiamo intervenire sul nostro sistema che è costoso e iniquo perchè privilegia alcune categorie come quelli che stanno per andare in pensione a danno dei giovani. Saranno le giovani generazioni a dover pagare il privilegio dei padri di aver lasciato presto il posto di lavoro». Con la decontribuzione c'è il rischio di pensioni più basse. Che fare «Bisogna potenziare la previdenza integrativa con maggiori agevolazioni fiscali». La partecipazione dell'Italia alla ricostruzione dell'Iraq è un'occasione per le imprese? «Per ora l'urgenza maggiore è fare un grande piano di aiuti alla popolazione che non ha il necessario per vivere. Poi quando le armi taceranno, penseremo al resto». Quali sono ancora i nodi da sciogliere per il Sud? «Occorrono maggiori risorse per i crediti d'imposta e per la legge 488 sugli incentivi alle imprese nel Sud. Fonora non abbiamo avuto rassicurazioni dal governo».

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