Pensioni, altolà sindacale sull'età
Per gli industriali la riforma va fatta. Ania: dare libertà di scelta tra i fondi
Inviti che gli industriali colgono al volo per ripetere che la riforma delle pensioni non è più rinviabile. Ma i sindacati mettono subito i loro paletti: l'età pensionabile non è all'ordine del giorno della discussione in vista con il governo. «In Italia abbiamo fatto tutto ciò che era utile fare - ha detto il numero uno della Uil Luigi Angeletti - e le raccomandazioni della Bce sono rivolte ad altri Paesi». «Non c'è spazio per allargare la discussione ad argomenti extra-delega come l'anzianità», ha sottolineato il segretario confederale della Cisl Pierpaolo Baretta, riferendosi in modo esplicito all'incontro in programma per giovedì della prossima settimana. E anche la Cgil vuole sedersi al tavolo senza dover sentire parlare di anzianità: «Il sistema pensionistico italiano - ha sottolineato Morena Piccinini, segretario confederale della Cgil - è in equilibrio. Se ci sono problemi, riguardano il deficit, e non si può rispondere tagliando i diritti pensionistici dei lavoratori». Dunque la trattativa che sta per partire sarà «circoscritta» al ddl all'esame del Senato, per il quale Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto anche la sospensione del dibattito parlamentare. Decontribuzione, parità tra i fondi, libertà di accesso alla previdenza integrativa: questi i tre nodi principali sui quali i sindacati attendono risposte. «Ci auguriamo una trattativa serena, le condizioni ci sono», ha detto Baretta. Molto cauto invece è al momento il ministero del Welfare. «La posizione del governo - ha ricordato il sottosegretario Maurizio Sacconi - è quella del disegno di legge che è già all'esame del Parlamento e in seconda lettura al Senato, tanto che la sede di mediazione è quella parlamentare». Sacconi ha però aggiunto: «L'incontro con il sindacato è stato programmato, si svolgerà e verranno sentite le sue ragioni». Sull'altro fronte, quello degli industriali, si torna invece a premere l'acceleratore sulle riforma: «Non può essere ulteriormente ritardata», ha detto a Torino il presidente di Confindustria Antonio D'Amato, aggiungendo: «Non siamo riusciti in materia di pensioni ad andare oltre qualche parziale aggiustamento». Il presidente dell'Unione Industriale di Torino, Andrea Pininfarina, definisce «storicamente indispensabile» la riforma delle pensioni, «per rendere strutturale il risanamento dei conti pubblici e la spesa sociale. Prima la si fa - ha affermato - meglio è». Il direttore generale dell' Ania, Gianpaolo Galli ha detto che il disegno di legge delega sulla riforma delle pensioni deve essere ripensato per consentire al lavoratore «di aderire senza penalizzazione a forme di previdenza diverse dal fondo negoziale». All'ipotesi di allungare la vita lavorativa, la maggioranza degli italiani comunque risponde: no, grazie. Secondo un'indagine dell'Ires Spi Cgil, presentata oggi alla stampa, più della metà degli italiani considera «troppo tardi» andare in pensione a 65 anni. E il 46% dei lavoratori oltre i 45 anni ha detto di volere andare in pensione comunque il «prima possibile». Se non si punta alla possibilità di alleggerire il peso del lavoro - rileva l'Ires a conclusione della sua indagine - ad offrire nuove possibilità di carriera o formazione, in pochi volontariamente resteranno in azienda.