Generali e Tim tra le prime 400 nel mondo

Un appuntamento, quello con le migliori realtà imprenditoriali a livello planetario, giunto alla sua quinta edizione e che, quest'anno, ha riconosciuto degne della A-List dodici rappresentanti tricolori. Due del comparto assicurativo, Alleanza e Generali, due del mondo bancario, Intesa e Unicredito e tre di quello energetico, Edison, Eni e Snam, oltre a Mediaset, Parmalat, Pirelli, Seat Pagine Gialle e Tim. Menzione particolare - spiegano da Forbes - per Tim, l'unica a essere presente nella A-List in tutti e cinque gli anni. Per far parte del lotto occorrono alcuni requisiti: almeno 5 miliardi di dollari in vendite nell'ultimo esercizio fiscale o una capitalizzazione di mercato pari a 5 miliardi di dollari o più alla metà di marzo». Le aziende vengono valutate anche su criteri relativi al loro passato (vendite, utili ritorno sul capitale negli ultimi cinque anni) e a previsioni future come le attese degli analisti sugli utili per azione e sul prezzo di mercato». Insomma una selezione particolarmente dura, superata a pieni voti dal drappello italiano finito quarto, in Europa, dietro a Francia (con 34 aziende), Gran Bretagna (23) e Germania (18). «Le dodici aziende italiane - osserva l'estensore - hanno riportato risultati lusinghieri. Direi che a noi è piaciuto il rendimento di Generali: sia per quello mostrato sino ad ora, sia per le prospettive future. Si sono comportate bene anche le utility, in linea con una crescita generale del settore a livello internazionale e, Tim, l'unica a far parte della A-List in tutti e cinque gli anni della sua esistenza». Un primato quello della società di telefonia senza fili, condiviso solo con altre 56 esponenti a livello mondiale: case come Coca-Cola e Sony, Unilever e Citigroup, Merck e Novartis - solo per citarne alcune - non sono riuscite a rimanere nel gruppo delle migliori per un periodo così lungo. Tra i Paesi delle prime 400 grandi società a livello mondiale è l'America a fare la parte del leone, con 157 aziende mentre l'Europa è in rimonta (147) e l'Asia in sostanziale decremento (con una flessione del 16% rispetto allo scorso anno).