Conti pubblici, il fabbisogno migliora
858milioni del gennaio-marzo 2002 ai 19.600 milioni di quest'anno. Nel solo mese di marzo il fabbisogno del settore statale è stato pari a 14.300 milioni contro i 14.403 milioni dello stesso mese del 2002. La lieve riduzione si deve, spiega il ministero dell'Economia, «al buon andamento delle entrate fiscali che compensa la dinamica dei pagamenti, risultata più sostenuta rispetto al bimestre precedente». «Andiamo avanti con serenità», ha sottolineato il ministro dell' Economia Giulio Tremonti. «La guerra, la situazione internazionale - ha spiegato ai microfoni del Tg1 commentando i conti pubblici - tutti la vedono. Non bisogna essere troppo ottimisti, ma neanche catastrofisti». Questi dati di sicuro gioveranno al bilancio della trimestrale di cassa che dovrebbe essere presentata a giorni. Ma si tratta di una goccia nel deserto dal momento che l'effetto della guerra sull'economia indurrà a rivedere le stime della crescita e del deficit. Da quel che trapela dalle stanze di Via XX settembre l'avanzo primario, ossia la differenza tra entrate e uscite al netto della spesa per interessi, si sarebbe ridotto dal 4,3% del Pil al 3,5%. Questo per effetto di un cattivo andamento della spesa sanitaria e di una netta flessione del gettito derivante dalle imposte dirette (Irpef ed Irpeg, mentre buono sarebbe l'andamento delle indirette, Iva in testa). Un peggiormanto del dato sull'avanzo primario, che è poi il vero antidoto al deficit, secondo stime ancora provvisorie farebbe lievitare proprio il debito di circa 10 miliardi di euro. Le stime sul Pil non dovrebbero essere messe nero su bianco ma, sempre che il conflitto non prosegua fin oltre l'estate, la previsione è di una crescita ancorata a un modesto 1,3%, contro il 2,3% programmato. Questo costringerebbe a rivedereanche le previsioni del rapporto deficit-pil. E cruciali, nella battaglia per la riduzione del debito, restano ovviamente le previsioni di crescita, poco rosee in tutti i Paesi Ocse, dove i consumi sono dati in netta frenata. Un nuovo campanello d'allarme che riapre la discussione su come incentivare la ripresa dei consumi, indispensabile per ridare ossigeno alla nostra economia. L'ipotesi più accreditata nell'Esecutivo (soprattutto al ministero dell'Industria) è quella di un taglio del prelievo fiscale sulla benzina per mettere il freno all'inflazione. Allo studio anche la proroga degli ecoincentivi per dare ossigeno al settore auto. Non è escluso però che la rottamazione venga estesa anche ad altri settori come ha chiesto la Confcommercio.