Mediobanca, a grandi passi verso l'accordo
Giorni decisivi per il patto di sindacato. I francesi: c'è la volontà di chiudere
Dopo la maratona frenetica di venerdì che ha visto impegnati in una trattativa a oltranza i grandi soci italiani di Mediobanca nel tentativo di trovare un accordo, da Parigi arrivano i primi segnali di distensione: «Il clima è buono - ha detto Tarak Ben Ammar, consulente di Vincent Bolloré e della cordata di investitori internazionali - e c'è la volontà di chiudere. Siamo ancora in una fase di discussione, aspettiamo che ci venga presentata la proposta dei soci italiani sulla quale poi ci esprimeremo». Queste parole fanno intendere che le distanze tra i soci italiani e i francesisi stanno colmando. Sul tavolo delle trattative sarebbe in fase avanzata il capitolo Mediobanca, dove sarebbe stata raggiunta un'intesa di massima sul rinnovo della governance che, una volta approvata dal Patto di sindacato, dovrebbe sfociare nella ridefinizione dell'assetto di vertice dell'istituto di Piazzetta Cuccia. L'accordo di massima riguarda invece, come è già emerso nei giorni scorsi, l'innalzamento della soglia deliberativa del Patto all'80% per le questioni più rilevanti (dagli aumenti di capitale alle operazioni per importi superiori agli 100 milioni di euro, alla nomina del presidente e amministratore delegato), con il conseguente diritto di veto per le minoranze in grado di coagulare il 10% del capitale, e la diluzione dei due maggiori soci bancari, Unicredito e Capitalia, al 5% ciascuno. Ancora lontana da una soluzione, invece, la questione del controllo delle Generali. La scalata condotta da Unicredito, Capitalia e Mps ha formato un blocco alternativo a Mediobanca, ma questo potrebbe sciogliersi in seguito al raggiungimento dell'accordo in discussione in queste ore. Unicredito e Capitalia si sono già dichiarate pronte a vendere le proprie quote.