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ALLA domanda «perché risparmiate e con quale obiettivo», il 18,8 per cento degli italiani ha risposto: ...

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Lo conferma l'ultima indagine sul risparmio degli italiani, edita da BNL-Centro Einaudi, che ha tracciato un quadro completo della situazione attuale e delle più recenti evoluzioni che si sono andate delineando nel corso del 2002. Lo stesso studio, però, segnala come un altro 11 per cento motiva la sua scelta di risparmio con la volontà di avere un ritorno «entro i prossimi 3 mesi». Un buon 26 per cento cerca solo la sicurezza, a prescindere dal rendimento, mentre il 17 per cento è disposto a correre qualche rischio in più, ma naturalmente punta a un risultato potenziale ben più elevato. Il responso è chiaro: non esiste un investitore standard, meglio un investitore «tipo». Difficile da «inquadrare» in precise categorie, il risparmiatore italiano ha anche sofferto, lo scorso anno, di una crisi di fiducia. Il Rapporto del Centro Einaudi non usa mezze parole. «Il fattore realmente nuovo rispetto allo scorso anno è costituito dal crollo della fiducia, sia nelle informazioni statistiche di fonte pubblica, sia nei dati comunicati dalle imprese». Nel 2002 è aumentato il numero di italiani che hanno dichiarato di avere risparmiato; di contro la percentuale di chi non ha risparmiato è scivolata dal 58 al 34 per cento, risultato minimo negli ultimi 10 anni. Va anche ricordato come una parte non indifferente dei risparmi degli italiani resti per così dire «parcheggiata» in attesa di tempi migliori. Il 13 per cento circa del patrimonio globale delle famiglie è detenuto in liquidità. Il valore è elevatissimo se si pensa che in azioni nazionali è allocato il 10 per cento del patrimonio e in azioni internazionali il 2 per cento. Il valore del liquido supera dunque quello impiegato sul mercato azionario. Altro particolare rilevante del Rapporto è la crescita di interesse per il remote banking (l'8,2 per cento degli italiani ha usato lo scorso anno abitualmente i servizi bancari a distanza, valore più che doppio rispetto al 2001) e in particolare per il phone banking. Cresce il numero di italiani che ritengono di trovarsi oggi in un contesto più complesso di quanto non fosse nel 2001. Solo 9 italiani su 100 lo scorso anno hanno dichiarato di aver trovato meno complesso lo scenario nel quale si trovavano a dover investire; 36 su 100 hanno invece optato per la realtà opposta, quella di un peggioramento. Mancanza di fiducia, difficoltà percepita nel compiere scelte di investimento adeguate, comunque aumentata propensione al risparmio, pluralità di esigenze, necessità di instaurare un rapporto fiduciario di lungo periodo con il proprio interlocutore finanziario, pur optando per il remote banking per le operazioni dispositive… Tutto ciò può essere riassunto in una sola frase: c'è necessità di consulenza. Oggi più che mai il risparmiatore ha bisogno di una figura di riferimento che lo allontani dalle tentazioni del fai da te, che sia in grado di consigliarlo, di guidarlo alla più idonea allocazione del risparmio, in base alle specifiche esigenze familiari.

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