Monte Paschi, si riapre il dossier Bnl

Alla vigilia del cda che esaminerà il bilancio 2002 le azioni della banca senese hanno perso l'1,65% a 2,145 euro in una giornata che ha visto il listino crescere dell'1,47%. In mattinata i titoli erano stati penalizzati in modo ancora più marcato fino a cedere quasi il 5%. Secondo gli analisti l'addio del banchiere a Siena (per lui i tam tam di mercato danno un posto in Unicredit o anche in Capitalia) in un momento così decisivo per il riassetto definitivo del sistema bancario italiano sta a significare che gli azionisti del Monte, quindi la Fondazione, potrebbero avere in mente una nuova strategia di crescita. Tanto che al momento, prima di definirla nei dettagli, non sarebbe indicato un successore per la carica di De Bustis. Molto probabilmente ci sarà un interim del vicedirettore generale vicario Piergiorgio Primavera almeno fino alla scadenza dell'assemblea di bilancio, convocata per il 26 aprile prossimo. Le strategie di Mps, secondo il mercato, tornerebbero ad intrecciarsi con il destino della Bnl, banca sulla quale Rocca Salimbeni aveva puntato l'attenzione prima di dichiarare chiuso il dossier. Uno stop, secondo quanto appreso da alcune fonti finanziarie, a cui non era estranea la volontà della Banca d'Italia di ridimensionare il peso della Fondazione nella nuova aggregazione a livelli più bassi di quanto le comunità locali toscane (che guidano l'Ente) siano disposte ad accettare. Alcuni analisti avevano ipotizzato una richiesta di Via Nazionale per una quota della Fondazione di poco superiore al 20%. Lo scenario - dicono ora gli stessi analisti - è cambiato, soprattutto dopo la vicenda Generali. La banca senese ha acquistato il 3,4% del Leone, sottoscrivendo un accordo di consultazione, tramutabile in sindacatura di voto, con Capitalia e Unicredit (indicato subito dopo il divorzio Mps-Bnl come possibile partner per Via Veneto). L'intesa con i due principali azionisti di Mediobanca, secondo queste voci di mercato, quindi, potrebbe riaprire il dossier Bnl per Siena passando da Trieste. La banca lasciata da De Bustis rischia infatti di entrare (se andrà a buon fine l'accordo tra Mps-Capitalia-Unicredit e il fronte Bollorè) nel board delle Generali (o di avere persone molto vicine nel nuovo consiglio), cui fa capo il 7,5% di Bnl.