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Lavoro, spesa sotto media Ue

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È quanto emerge dalla ricerca sulle politiche del lavoro in Italia e in Europa in una logica di benchmarking, presentato ieri in occasione della terza edizione di Ergon 2003 (l'osservatorio sulle politiche del lavoro nato dalla collaborazione tra Italia Lavoro e la S3 Studium). Secondo l'indagine i diversi Paesi continuano a differire tra loro per «l'intensità dello sforzo riposto nelle politiche del lavoro, per l'orientamento più o meno lavoristico del proprio modello di welfare, per la diversa composizione tra politiche attive e passive, per gli specifici strumenti attivati e per il ruolo più o meno significativo delle strutture di servizio». In Italia la principale platea a cui si rivolgono le politiche attive e, in particolare, gli incentivi per l'occupazione sono i giovani. C'è, quindi, - si sottolinea ancora nella ricerca - un marcato svantaggio per i lavoratori anziani, ma anche disuguaglianze a sfavore del sud e delle donne. Un differenziale, però, - sostiene ancora la ricerca - che si attenua guardando ai nuovi occupati, in prevalenza donne e del mezzogiorno. Le politiche passive (inclusi i lsu) hanno in generale una bassa copertura soprattutto perchè molti occupati non hanno i requisiti contributivi richiesti per i trattamenti. Per il futuro, si sottolinea la necessità di assicurare «la congruenza tra politiche del lavoro e sistema del Welfare. »Un mercato del lavoro più flessibile - è scritto nella ricerca - deve coniugarsi con un maggiore sforzo in politiche del lavoro e spostare le tutele dal posto di lavoro al mercato«. La discussione italiana questi temi - secondo l'amministratore delegato di Italia Lavoro Natale Forlani - «va sprovincializzata». «L'Italia - ha aggiunto - la spesa in termine di politiche attive, qualità della formazione, qualità e quantità degli investimenti, sostegno al reddito è tra i paesi in Europa che ha più problemi. Ciò contribuisce in parte a spiegare la differenza di otto punti tra l'Italia e la media europea del tasso di occupazione. Un gap pagato, in termini di occupazione, da giovani del mezzogiorno, dalle donne e dagli anziani».

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