Fiat, Finmeccanica con la francese Snecma per rilevare Avio
Insieme ai colleghi della francese Snecma, anch'essa a controllo statale, i vertici di Finmeccanica stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli dell'offerta d'acquisto di Fiat Avio, uno dei gioielli che il Lingotto è costretta a vendere per sostenere il settore auto. Il termine per la presentazione delle offerte vincolanti scade oggi e, secondo indiscrezioni, Finmeccanica e gli alleati francesi sarebbero disposti a mettere sul tavolo 1,6 milioni di euro che rappresentano il corollario finanziario della bozza di contratto e del piano industriale che gli advisor del Lingotto dovranno valutare. Il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini ha infatti confermato che «se faremo una offerta sarà fatta sicuramente con la francese Snecma» e comunque sarà resa nota oggi. Nessun termine dell'operazione è stata comunicata in modo ufficiale dalle due società che dovrebbero costituire la partnership, non si sa al momento in quale percentuale, per l'acquisizione della società di motori per aerei, elicotteri e lanciatori spaziali del Lingotto che ha 210 milioni di utile operativo consolidato su 1,55 miliardi di ricavi nel preconsuntivo 2002. Secondo quanto indicato dal Sole 24 Ore, il board di Finmeccanica avrebbe condizionato l'operazione all'esercizio di un put verso Snecma. In sostanza, il gruppo aerospaziale vorrebbe cautelarsi e porre la condizione di poter vendere la propria partecipazione dopo due anni dall'acquisizione di Fiat Avio e prima dell'opzione call - cioé di acquisizione della quota in portafoglio a Finmeccanica - assegnata a Snecma. Anche su questo il presidente di Finmeccanica si è limitato a rispondere: «Bisogna vederle insieme». Le quote, secondo indiscrezioni di stampa, potrebbero essere paritetiche ma le aree di influenza sarebbero attribuite secondo le competenze industriali. Il valore indicato da Fiat Avio per la vendita, che tende a chiudere al più presto, è compreso fra 1,5-2 miliardi di euro. Il tandem italo-francese sarebbe disposto ad acquistare il 100% per una cifra che si aggira attorno a 1,6 miliardi, inferiore a 1,8 miliardi che l'altro offerente, il fondo statunitense Carlyle, sarebbe disposto a mettere nelle casse della controllata dal Lingotto per la quale si prevedono due anni di flessione, come del resto per l'andamento del settore.