È ARRIVATA la conferma, a febbraio l'inflazione si è fermata.
Un timido segnale di stasi che però non tranquillizza consumatori e sindacati, ancora sul piede di guerra per i prezzi troppo alti, che con il nuovo shock petrolifero in prossimità della guerra all'Iraq, sono destinati a salire. Anche a livello europeo, la Bce esprime perplessità e quindi il risultato di febbraio viene letto con moderazione. Se si considera l'aumento dei prezzi al consumo per l'intera collettività senza i tabacchi, l'Istat ha registrato un aumento dei prezzi pari al 2,5% annuo, mentre l'indice armonizzato ha segnato un calo dello 0,5% rispetto a gennaio e una crescita del 2,6% su base annua. Rispetto a febbraio dello scorso anno i prodotti che sono cresciuti di più sono quelli dei servizi di alberghi e ristoranti (+3,8%), dei trasporti (+3,5%) e delle bevande alcoliche (+3,5%). In frenata, invece, i servizi sanitari e spese per la salute (-0,5) e le comunicazioni (-0,5). Su base mensile hanno avuto una frenata i servizi sanitari (-0,9) e le comunicazioni (-0,1) mentre i trasporti hanno segnato un +0,8%. Nell'ambito delle 20 città capoluogo di regione, gli aumenti dei prezzi più elevati su base annua si sono verificati a Napoli (+3,3%), Aosta e Venezia (+3%), e Roma (+2,9%). tutti livelli ben al di là del livello medio italiano. Più moderati, invece, gli aumenti a Reggio Calabria (+1,6%), Bologna, Firenze e Potenza (+1,9%). Per il leader della Cgil Guglielmo Epifani «l'inflazione tornerà ad essere un problema centrale soprattutto per i lavoratori e i pensionati» perchè «siamo sotto una doppia spada di Damocle: da una parte la politica del governo che non controlla i prezzi e dall'altra le conseguenze di un possibile intervento armato in Iraq sul prezzo del petrolio. E' quindi possibile che i prezzi possano ritornare ad essere un problema centrale del Paese». Più ottimista il leader della Uil, Luigi Angeletti: «E' senza dubbio positivo che l'inflazione più che scendere si sia stabilizzata a febbraio ma la vera priorità è la crescita. Il resto sono obiettivi secondari. Pareggio di bilancio, debito pubblico: sono ottimi obiettivi ma vengono dopo l'aumento dell'occupazione». Ed è in quest'ottica che il leader della Uil recepisce il monito della Bce sulla situazione italiana dei conti pubblici. «La Banca Centrale Europa - spiega - tiene conto solo degli aspetti monetari dell'economia che non sono le nostre priorità. Noi vogliamo pesare soprattutto quanti posti si creano, quanto si produce». E non mancano le inziative individuali per fare ancora una volta luce sugli aumenti da euro. L'eurodeputato della Lega Mario Borghezio ha chiesto a Strasburgo l'istituzione di un Osservatorio europeo per monitorare «l'inflazione relativa ai prezzi e alle tariffe conseguente all'introduzione dell'euro».