Auto, la guerra fa crollare le vendite
Tra i settori che ne risentono di più c'è quello dell'auto. In tutta Europa l eimmatricolazioni sono scese in modo vertiginoso. A febbraio secondo le rilevazioni dell'Acea, nel vecchio Continente c'è stato un calo del 3,5%. Fa eccezione l'Italia che grazie agli ecoincentivi ha visto un incremento delle vendite dell'8,1% (214.100 immatricolazioni), conquistandosi il primo posto tra i principali mercati dell'Ue. Del quadro positivo però non beneficia la Fiat che continua a perdere terreno con una flessione del 12,7% ma sul mercato europeo ha un lieve incremento della quota all'8,9% dall'8,7% di gennaio 2003. È su quest'ultimo dato del gruppo torinese, più che sulla frenata del 12,7%, che si è subito concentrata Piazza Affari premiando il titolo Fiat fino a portarlo nel finale di nuovo sopra quota 6 euro (6,08) in rialzo del 7,6%. Premiata anche Ifil, con un ultimo prezzo a 2,12 euro con un guadagno del 12,4% dopo essere stata anche sospesa al rialzo. Una corsa favorita anche dal buon andamento del settore auto nelle altre borse europee. Nel dettaglio, i dati diffusi dall'Acea indicano per il solo marchio Fiat un calo delle vendite Ue a febbraio del 15,3% (con 67.166 immatricolazioni, contro le 79.281 dello stesso mese del 2002); in calo anche la quota di mercato, passata al 6,6% dal 7,5% di un anno fa. Più contenuta la flessione di Lancia (-2,1% a quota 9.085 unità), la cui quota rimane invariata allo 0,9%, mentre l'Alfa Romeo cede il 5,6% in termini di vendite (a fronte di 13.539 immatricolazioni) vede la propria quota scendere all'1,3%, contro l'1,4% di un anno fa. Ma la vera novità di queste immatricolazioni europee di febbraio è la performance positiva del mercato italiano rispetto agli altri paesi Ue, tutti in flessione tranne la Finlandia (+30,7%), la Svezia (+2,2%) e l'Austria (+0,7%). «L'aspetto che maggiormente preoccupa - sottolinea il Centro Studi Promotor - è il fatto che dei cinque maggiori mercati del continente, in cui complessivamente viene immatricolato il 77% delle autovetture vendute in Europa Occidentale, quattro sono in calo e cioè quelli di Germania (-0,1%), Francia (-7,9%), Regno Unito (-5,8%) e Spagna (-7,3%)». Ed anche quel +8,1% registrato dall'Italia, che comunque ci permette di riconquistare quel secondo posto tra i mercati europei (primo è la Germania) che ci era stato scippato dalla Gran Bretagna, per il CSP è «una magra consolazione» e non ha impedito al nostro paese di chiudere «con una perdita del 4,4% il consuntivo dei primi due mesi dell'anno». Primo perchè il rimbalzo di febbraio è dovuto «solo alla reintroduzione dal 13 gennaio degli incentivi alla rottamazione» e poi perchè si inserisce in un quadro europeo che «resta comunque negativo», «anche in assenza della prospettiva di un conflitto». Ma è proprio la debolezza del mercato europeo che fa ribadire al presidente dell'Unrae (l'associazione che riunisce le case estere) Salvatore Pistola «l'importanza di una proroga degli ecoicentivi governativi fino a fine anno». Sarebbe «assurdo - dice - disattivare un circolo virtuoso» che «ci permette di porci in controtendenza rispetto ad un mercato europeo dell'auto in flessione e con prospettive non certo di miglioramento, facendo ricadere il mercato italiano in questa spirale negativa». Con una proroga, invece, aggiunge il presidente dell'Unrae, «i circa 8 milioni di auto non catalizzate ancora circolanti in Italia potrebbero rivelarsi un importante serbatoio per il sostegno della domanda».