Fiat, a Mirafiori 1.800 in meno
La Fiat procede spedita nel piano di dismissioni. Ieri è stato formalizzato il passaggio del 51% della società di credito al consumo alle banche creditrici (Intesa, Unicredit, Sanpaolo Imi e Capitalia) come da accordo. L'operazione porta nelle casse della Fiat 370 milioni di euro e consente di ridurre l'indebitamento lordo consolidato di circa 6 miliardi di euro. La Fiat però non rompe del tutto i ponti con la Fidis. Il Lingotto conserva il diritto di riacquistare, entro il 31 gennaio 2006, la quota della società data alle banche. Inoltre resteranno in carico a Fiat Auto le attività di finanziamento ai concessionari e ai fornitori. L'arrivo di denaro fresco rappresenta una boccata d'ossigeno per la Fiat in una situazione ancora molto critica con il titolo che continua a perdere terreno. Ieri a Piazza Affari l'ennesima chiusura in negativo (-0,46%) a 5,81 euro dopo una breve puntata sopra i 6 euro. L'operazione Fidis è anche un'iniezione di fiducia. «Con questa operazione e con le dismissioni di Fiat Avio e Toro, che stiamo accelerando, vogliamo rafforzare il nostro assetto finanziario in modo duraturo» ha detto l'amministratore delegato Morchio. Un commento positivo all' operazione è venuto dal ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, che ha parlato di «segnali di una crescente concentrazione sul core business e di un maggiore impegno finanziario dell'azionista di riferimento». Intanto sul fronte occupazionale, la Fiat ha annunciato ai sindacati torinesi che 1.800 lavoratori di Mirafiori, dopo la cassa integrazione straordinaria, non rientreranno più in fabbrica. Per loro sarà utilizzata la mobilità lunga e altri strumenti previsti dall'accordo di programma con il governo. Le linee produttive scenderanno da sette a quattro, con un aumento dell'utilizzo degli impianti dal 70 al 90%. Secondo la Fiat l'intervento su Mirafiori, che comporta anche la riduzione del personale, serve a portare il livello di saturazione degli impianti in linea con quello degli altri stabilimenti consentendo quindi maggiore competitività e prospettive. Dal 9 dicembre a Mirafiori sono in cassa integrazione straordinaria 739 lavoratori di Fiat Auto, ai quali si aggiungeranno da giugno i 1.700 addetti della linea della Panda. Di questi 2.400, quindi rientreranno in fabbrica solo 600. Per la Fiom la situazione prospettata per lo stabilimento torinese è inaccettabile: «La Fiat ha confermato il piano respinto dal sindacato a luglio e ha peggiorato il quadro. Ora - ha annunciato Vittorio De Martino, responsabile della Quinta lega Fiom di Mirafiori - si aprirà una fase di mobilitazione».