verso le primarie
Il clone Minniti
Matteo Renzi, erede di Silvio Berlusconi, fu acclamato – a suo tempo, forte di un 40 per cento di consensi – quale prosecutore del berlusconismo con altri mezzi. Erano i mezzi messi a disposizione dal Partito Democratico, ovvero quel che derivava dall’apparato post-comunista in termini di coalizioni di poteri, in un magnifico cortocircuito – fare della destra, una sinistra – finito a coda di topo col Patto del Nazareno che fu. Matteo Salvini – l’erede di se stesso – essendo disconosciuto nei giorni pari da Umberto Bossi, e dallo stesso Berlusconi, già capo della coalizione moderata, nei giorni dispari, trova invece un clone. È Marco Minniti, il suo predecessore al Viminale, di cui si attende la decisione di correre per le primarie del Pd avendo egli un’evidente qualità per primeggiare rispetto agli altri candidati. Tra tutti, infatti, Minniti, è quello che più di ogni altro somiglia a Salvini. Certo, rispetto alla marca, Minniti si sobbarca del ruolo da sottomarca ma conferma – nel ruolo di prosecutore della ruspa con altri mezzi per fare della sinistra, una destra. Anche a destra, per fare la destra, si salvinizzano. E Salvini ormai è come la Settimana Enigmistica: «Il leader che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione!».