l'U2 e l'Ue
Bono a nulla
Bono Vox, il leader degli U2, dice che l’Ue deve diventare un sentimento. Giunto in Italia per i quattro concerti in programma a Milano s’è fatto carico di promuovere l’appartenenza all’Europa issando sul palcoscenico la cosiddetta bandiera blu, quella con le stelline in girotondo. La rockstar si schiera contro la politica di risentimento e di violenza degli identitari sovranisti e populisti e scrive un appello per La Repubblica per scongiurare, va da sé, quella crisi che – perdindirindina – sta cominciando proprio dall’Italia, una «crisi che minaccia tutti noi e che potrebbe consumarci». Dice anche che «il nazionalismo è tornato e ha un impatto penalizzante sulle pari opportunità» – chissà, sarà il segregazionismo di femmine con femmine e masculi con masculi – e dice che l’Irlanda, la sua terra, più diventa europea, più ne parla con Pierre Moscovici, e meno prende alla leggera il concetto di sovranità. Già, la sovranità. Ecco Bobby Sands, combattente irlandese. Il 5 maggio del 1981 muore – portando a compimento lo sciopero della fame – nella prigione inglese di Long Kesh. Esce dalla cella con una croce d’oro sul petto, dono di Giovanni Paolo II. La vera Irlanda, la vera Europa.