La nemesi geografica
Le prossime elezioni non saranno un pranzo di gala per gli «europeisti»
Quali sono le ragioni per cui molti cittadini non vogliono una «Europa unita»? Questo, ieri, era il rovello del Corriere della Sera nel suo fondo di apertura a firma di Alberto Giavazzi. Un tarlo rivelatore – tutto questo interrogarsi su come sia possibile dire no all'Europa – dello spavento che dilaga tra gli «europeisti» ormai certi di un solo incubo. Le prossime elezioni europee non saranno infatti un pranzo di gala per gli «europeisti» – perderanno alle urne, vinceranno i Salvini e i Grillo – e quel “Piano B” che si temeva arrivasse dalla provocazione di un Paolo Savona le élite dovranno approntarselo. Tanti non vogliono l'Europa perché la suddetta – politicamente – nell'impasto dei popoli provoca rigetto. Efficiente nello stabilire la grandezza delle vongole, la suddetta Europa difetta – ebbene sì – in tema di civiltà. Non si fa certo con l'occidentalismo, l'Europa. Meno che mai coi proclami liberisti e l'individualismo del codice a barre. E proprio non può farsi, l'Europa, senza la geografia. Molti non riconoscono l'Europa per com'è, per via di un fatto: senza Inghilterra e senza Russia, senza il salvadanaio della Svizzera, che razza di Europa dovrebbero tenersi, quella del Lussemburgo?