Cultura alle vongole
Dalle aggressioni in strada alle nomine Rai
L'Italia è diventata una nazione razzista. Uovo a parte, le notizie di aggressioni contro gli stranieri fanno pensare a una deriva d'odio – nella società, nella vita di ogni giorno – sempre più inarrestabile. L'idrofobia viaggia a ritmi incessanti e però c'è una domanda: ma il razzismo, giusto in Italia, è davvero una novità? Non certo nella patria democratica dove già padri fondanti di quest'ultima – peggio dei Padri Pellegrini americani – trovarono subito i pellerossa su cui esercitare la loro supremazia: gli “italiani alle vongole”. È il marchio di disprezzo con cui l'azionismo (la minoranza egemone nel conformismo liberal-progressista) marchiava i piccolo-borghesi refrattari alla sinistra per ostracizzarli nei ranghi della burocrazia, delle università e anche nei lidi di Capalbio. Per non dire dei vertici Rai. Era appunto per le vongole che tutti amavano Berlusconi e non Occhetto ma il razzismo antropologico contro il berlusconismo non c'è più. Eccitati all'idea di avere bloccato l'avanzata della destra in Rai, i forzisti sono già dalla parte giusta del mondo: al fianco del Pd. L'alleato è passato al nemico. Ebbene sì, sono passati al caviale. Come direbbe Dudù, u canuzzu? Gauche caviar.