anniversario
E l'Italia giocò il jolly
Novant’anni dalla nascita di Francesco Cossiga. E la sua Utopia ideale – il comune di Soveria Mannelli, in Calabria – lo ricorda con un convegno organizzato da Mario Caligiuri, l’uomo che nella fase donchisciottesca del Presidente picconatore, fu il più innamorato dei Sancho Panza. Un ricordo, dunque, dell’uomo che al Quirinale seppe accendere i fuochi situazionisti tra le sterpaglie della sempre più tarlata Repubblica. Una giornata per capire il “voler bene all’Italia” per come gliene voleva il sardo Cossiga che amava gli italiani al modo di Thomas More, alla maniera di Erasmo, all’uso del Jolly del mazzo di carte che spariglia il gioco perché solo nel far saltare il banco, la partita, si restituisce alle regole. E lui poi – a proposito di carte – resta nel ricordo di tutti come il Matto dei Tarocchi, come il Cappellaio Matto, come un eroe di Shakespeare, appunto come un Re bambino sconfitto dall’esercito di savi vegliardi e di loffi ruffiani. E ricorda, Cossiga, la bizzarria tutta di libertà e genio di un destino tragico. Ecco, ricorda qualcosa, Cossiga. Non qualcuno. È unico nel suo ruolo. Per esempio, chi ci ricorda Sergio Mattarella, il Capo dello Stato attualmente regnante? Presto detto: Oscar Luigi Scalfaro (appunto).