emergenza migranti
Aiutiamoci a casa nostra
Il ma, c’è il ma: «Dispiacciono le parole di Salvini, le accuse che ci ha rivolto ci hanno scioccato», così riferisce Marie Naass portavoce di Lifeline, la nave ong adesso approdata a Malta. E però c’è il ma: «L’Italia», prosegue l’attivista durante una conferenza stampa a Berlino, «è stata lasciata molto sola in questi anni nell’emergenza immigrazione, ed è chiaro che non possa affrontare da sola il peso dell’emergenza». Nel «ma» c’è lo snodo della questione. Salvini, non certo un medico pietoso, affronta una piaga purulenta. E quel «ma» è già un gran risultato sulla strada del realismo. I migranti reclamano, infatti, una decisione. Sono – nel loro insieme – un problema che riguarda tutti. Se però è possibile adesso pensare a un passaggio ulteriore – oltre la polemica tra i cattivisti al governo e i buonisti all’opposizione – urge un passo avanti. Politico. «Ma» anche mentale. Ci sono i migranti «ma» ci sono anche gli emigranti. Per dieci che ne arrivano di disperati a Lampedusa ce ne sono cento, duecento, trecento di italiani che da ogni angolo d’Italia se ne vanno all’estero per diventare a loro volta «migranti economici». Ogni giorno. La famosa fuga di cervelli, e di braccia. Questo è il punto. Il vero nodo che non trova snodo.