La nuova vita di Spelacchio
L'albero cui tendevamo ogni pernacchia – l'abete di Natale di piazza Venezia, a Roma – risorge. Diventerà una casa per allattare e sarà collocato in un parco della Capitale. Tutto il manicomio di sghignazzi e lazzi che nei giorni di dicembre accompagnò la sua apparizione sarà solo un ricordo. Quel coso – neppure lungo e tristo assai nella figura – rimosso dal Comune con la cautela dovuta a una gaffe è diventato nel frattempo un mucchietto di legname ma chissà perché, custodito quale preziosa reliquia, si avvia adesso al riciclo virtuoso. Accompagnato da un felice annuncio, Spelacchio – frullato tra le mille fessacchiotte idee – tornerà trasformato in utilità per accogliere fasciatoi e scaldabiberon. Un siffatto sforzo di meningi da parte di Virginia Raggi, il sindaco di Roma, commuove. Deve essere stata una pensata molto ragionata questa della resurrezione eco-solidale dell'albero più triste di tutti i tempi. E non si osa immaginare cosa si farà mai di Di Maio. Col prossimo Governissimo, preso ormai al laccio da Mattarella, spelacchiandosi non poco un riciclo lo dovrà trovare: capo servizio economato in Banca Etruria?