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Aridatece Wojtyla

Fedeli polacchi alla beatificazione di Giovanni Paolo II nel 2011

Pietrangelo Buttafuoco
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Il 2 aprile 2005 moriva Karol Wojtyla, l'ultimo grande pontefice cattolico, un vero e proprio Re, indiscusso protagonista nell'orizzonte contemporaneo. Artefice di un passaggio d'epoca – il crollo del potere sovietico a Mosca – Giovanni Paolo II, dal trono di Roma, pone il sigillo alla vera rivoluzione: il re-volvere che riavvolge la storia. Ed è la rinata spiritualità della Russia – con il ritorno delle sue chiese, delle sue moschee e dei tanti templi lamaisti– di fatto, oggi, ultima fortezza della religione di popolo. Atleta, operaio e maschio in ogni sua azione, da subito, dopo aver incendiato di libertà i cuori dell'Est, Wojtila mette sull'avviso – indicandone gli abissi di morte e indifferenza – quell'Occidente asservito al nulla laicista del materialismo borghese. Tutto un ciapi-ciapi di chiacchiere che ancora ieri, nelle commemorazioni, ometteva questa sua eredità. Soprattutto visibile, il suo lascito, quando schiaffeggiando – perché sapeva dare ceffoni – additava l'impostura massima: la sanguinosa Rivoluzione francese, madre e matrice della perfino minore criminale Rivoluzione bolscevica.

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