Boris è nato
Il figlio di un poliziotto porta il nome del funzionario vittima della mafia
Qui Ostuni. C'è un commissariato di Pubblica Sicurezza che è una meraviglia. Un edificio che si staglia sul belvedere di mare, olivi di Puglia e la pietra bianca dell'intera città. È adagiato su un parco in declivio e un hortus conclusus: alte mura chiamate a proteggere dal vento un albero d'arancio. Questo commissariato è, insomma, una delizia dall'esatta misura alchemica. Propria del Sud del Sud dei Santi. E chi vi s'accosta – lungo il marciapiede – può godere della perfetta commozione. Eccola: su uno dei portoni, a farsi largo oltre la fatica sudata della vita, c'è un fiocco che annuncia l'arrivo di un bimbo. È azzurro, il nastro, e dice a tutti: «È nato Boris». È il figlio di un poliziotto, si chiama Boris per Boris Giuliano e siccome nel Sud del Sud il nome per un figlio è tutto, ecco un altro Santo. E si capisce – in punto di tenerezza – che niente hanno potuto mai dire i sette colpi di pistola sulle carni del capo della Squadra Mobile di Palermo, Boris Giuliano. Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, poté sparargli solo alle spalle ma i sette bossoli niente potranno mai fare: Boris è nato.