i retroscena del voto italiano
Lo spettro di Donald
Uno spettro si aggira per i salotti d’Italia. È quello di Steve Bannon. L’ex stratega di Donald Trump – l’ideologo dell’estrema destra cacciato dalla Casa Bianca – è passato da Roma lasciando nello spavento l’élite. Il teorico dell’internazionale populista adesso è a Zurigo, ospite di Roger Koeppel, ma sue esalazioni, pur segnalate ancora ieri dal sempre vigile giornalismo democratico e progressista, infestano le macerie elettorali del perbenismo altolocato. «Nell’Italia dei populisti», aveva detto, «c’è un possibile cavallo di Troia per la distruzione dell’Ue». Un primo segno, manco a dirlo, già s’è visto: il Pd perde anche a Capalbio. I leghisti prendono il sopravvento sulla villeggiatura degli ottimati radical. Gli anti-sistema, poi – il calcolo è dello stesso Bannon – sfiorano il 65% e siccome è la somma che fa il totale, i populisti finiranno tutti insieme nel ventre del cavallo. L’élite, però, sgama la trappola: non è stato Vladimir Putin, come pensavamo noi, a far vincere Luigi Di Maio e Matteo Salvini ma Trump per tramite del licenziato Bannon (allettato,va da sé, dal reddito di cittadinanza).