Incapacità di Agira
Venticinque milioni di euro ma la burocrazia dice no. Cento posti di lavoro da destinare ai padri di famiglia di un paese ridotto ormai a cinquemila anime – la maggior parte senza un futuro – ma il parere della Soprintendenza è negativo. Ad Agira, in Sicilia, l'azienda trevigiana Fassa Bortolo non potrà attivare una cava di calcare. Ben quattro anni e mezzo di scartoffie – tanto dura la produzione di autorizzazioni presso gli enti competenti – giungono al no definitivo. Una parte dell'area è «d'interesse archeologico» ma nonostante il progetto di Fassa Bortolo garantisca la valorizzazione dei reperti – laddove ci fossero – il no prende il sopravvento sul sì. Senza considerare un dettaglio: e cioè che la cava, dismessa 30 anni fa, adesso è un'area degradata. Dimenticata. Il progetto industriale non potrebbe che vivificare, oltre che la realtà disperata di un paese strozzato dalla disoccupazione, perfino l'archeologia (se solo ci fossero dei polli disposti a riderne sapendo che poi, la burocrazia, nello stesso paese, gli argomenti per autorizzare una discarica di rifiuti tossici invece li ha trovati, altro che!).