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Pikachu, la lambada e il contadino giapponese. Quando Pokémon Go era figo

La rivoluzione dei giochi per smartphone declassata a mito effimero dell'estate

Davide Di Santo
Davide Di Santo

Professionista dal 2010, bassista dal 1993, padre di gemelli dal 2017. Su Tecnocrazia scrivo di digitale e tecnologia

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Pikachu come la Lambada, le Crocs e il Gioca Jouer. Il crollo di utenti e incassi registrato da Pokémon Go nelle ultime settimane certifica che il giochino di Nintendo che ha contagiato milioni di persone va ufficialmente declassato da rivoluzione del gaming mobile a mito effimero dell'estate. I quasi cento milioni di giocatori di agosto, infatti, a ottobre si sono dimezzati e non servirebbe più la carriola per trasportare i dollari incassati quotidianamente dall'applicazione. Certo, ci sono ancora sei milioni di persone che ogni giorno si collegano per andare a caccia dei mostriciattoli digitali attraverso la geolocalizzazione dello smartphone, ma gli analisti non hanno dubbi - difficilmente ne hanno - e decretano che l'emorragia non si fermerà.

Le cause del subitaneo declino? A quanto dicono gli esperti è da addebitarsi a una molteplicità di fattori tra cui l'inevitabile fuga dei "curiosi" della prima ora, la mancanza di aggiornamenti efficaci, il clima che invita meno a stare all'aria aperta e l'impatto del gioco sull'autonomia del cellulare. Eppure da anni non si vedeva un'operazione più efficace, con milioni di persone impazzite per il giochino. Come il contadino giapponese di 39 anni, tale Keiji Goo, che cercava Pikachu anche alla guida del suo autocarro. Ieri è arrivata la condanna a 14 mesi di prigione per aver investito e ucciso una donna di 72 anni nella città di Tokushima e averne gravemente ferita un'altra. Era il 23 agosto e Pokemon Go era ancora figo. Ma i miti dell'estate sono così, quando sono in auge pensiamo che non ce ne libereremo mai, poi in autunno sbiadiscono poco a poco fino a scomparire. E quasi ci mancano. Ho detto quasi, eh.

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