Francesca Barra e Claudio Santamaria scatenati dalla Venier. Così è nato l'amore
I bellissimi Francesca Barra e Claudio Santamaria, ospiti di Mara Venier a “Domenica In”, svelano come è nata la loro storia d'amore e il perché del doppio matrimonio: “Le nostre famiglie non ci credevano e abbiamo ripetute le nozze sulla spiaggia di Policoro”. Qualche anno fa, la giornalista Francesca Barra e l'attore Claudio Santamaria a sorpresa si sposarono a Las Vegas, oggi hanno narrato a Mara Venier in che modo sono arrivati al grande passo. La Barra ricorda che si erano conosciuti diversi anni prima a Policoro: “Eravamo amici, non scattò nulla, poi ripensandoci ho dato la colpa a un orribile paio di zoccoletti da spiaggia”, il marito sta al gioco: “Sì non era ancora pronta”. Dallo studio di “Domenica In”, la Venier sottolinea: “La vostra storia è da film. Vi siete rivisti a Roma e non vi siete più lasciati, vero?”. La scrittrice e giornalista fa una vera e propria dichiarazione d'amore pubblica a Santamaria: “Lui ha un entusiasmo incredibile, ha una purezza che mi ha completamente travolta, non ero più abituata a vedere uomini puliti, onesti, semplici e di talento, era impossibile resistergli. Ci siamo rivisti una sera al Colosseo e lui ha iniziato a parlare a macchinetta dalle 8 di sera alle 4 di mattina” e l'attore: “Cercavo di non farla più andar via. Guarda che donna!”. Per approfondire leggi anche: Santamaria e Barra perseguitati dall'hater La conduttrice veneta confessa che il Coronavirus l'ha infragilita nel percepire le emozioni: “Che belli che siete. Vi siete sposati due volte, una a Las Vegas e una al mare, a luglio dell'anno scorso”. La Barra ride e conferma: “I nostri familiari non ci credevano perché quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas e lo abbiamo dovuto rifare anche se per me era stata una cerimonia molto romantica. A luglio ci siamo risposati sulla spiaggia di Policoro dove ci siamo conosciuti”. Mara Venier non dimentica che la giornalista lucana abbia scritto, insieme a Maria Falcone, la biografia del magistrato Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia 28 anni fa e la Barra: “Ho sempre pensato che il giornalista dovesse essere una cerniera tra fatti e interpretazioni, volevo raccontare Falcone da quando era piccolino per rispondere alla domanda di mio figlio: come si diventa come lui? Si diventa Falcone scegliendo di stare dalla parte giusta. E vorrei anche dire che quando si parla della scorta sembra un'entità e così non rendiamo omaggio alle famiglie. Sono nomi e cognomi e dobbiamo allenarci alla memoria di chi si è sacrificato per spirito di servizio”.