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Mia amata, odiata nonnaUna millantatrice in casa

Davide Di Santo

In che misura la famiglia influenza le nostre vite? E quanto delle imprese e dei fallimenti di chi ci ha preceduto nell’albero genealogico si riverbera nei nostri successi e nelle nostre miserie? Se per rispondere a queste domande ci basiamo su «Teresa sulla Luna» di Errico Buonanno (Solferino, 255 pagine, 18 euro) la risposta appare quasi scontata. Gli effetti del sangue e della convivenza possono essere disastrosi, irrimediabili, perpetui. Insomma non c’è scampo: i parenti, o almeno certi parenti, sono influencer della peggior sorta. Agiscono a livello subliminale, e così li rivediamo nelle nostre scelte d’impulso, negli errori e nelle fantasie che disseminiamo nel cammino. Certo, al centro del dodicesimo libro dello scrittore romano, tra i primi cinque candidati al Premio Strega 2020, c’è una protagonista che è tutta un programma. È Teresa Piserchia, «nata a Matera e cresciuta a Roma», ovvero la nonna dell’autore il quale, dopo una fortunata serie di saggi, torna al romanzo con un lavoro in cui, pagina dopo pagina, si rincorrono il racconto autobiografico e il gusto dell’iperbole. Il primo, a fugare ogni dubbio, è documentato con belle foto d’epoca come a dire: ci sono le prove. Ma chi è questa Teresa, e perché la sua è una vita da romanzo? Innanzitutto è una millantatrice di prima categoria, a partire dalle origini albanesi tanto eroiche quanto pretestuose. Senza contare la serie di panzane memorabili sparate durante la lunga e tumultuosa vita, capaci di plasmare in modo irrimediabile testa e aspirazioni del nipote. Bufale tanto iperboliche da poter essere perfino vere, almeno in parte. Come il fatto che Teresa «suonava», e per questo aveva stregato schiere di spasimanti celebri da Cole Porter ad Amedeo Nazzari. Non un strumento, suonava lei stessa, il suo corpo vibrava di musica e per questo Freud l’aveva studiata mentre Fermi l’aveva amata come un fisico può amare una misteriosa forma di energia. La morte dell’odiata-amata nonna metterà il nipote, scrittore dal presente malconcio, davanti alle memorie mirabolanti e sconclusionate della donna che lui vede alla base di ogni suo fallimento. Una vita da riscrivere e da riordinare. Quello che ognuno di noi, almeno una volta, ha voluto fare della propria, di vita.