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Diletta Leotta, come si difende dopo il monologo flop

Giada Oricchio
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Diletta Leotta, in collegamento con "Storie italiane", replica alla grandine di critiche sul suo monologo al Festival di Sanremo e peggiora la situazione: "Le persone non hanno capito. Sabato canterò e ballerò e rimpiangerete il discorso". Intanto mamma Ofelia la difende su Instagram. Diletta Leotta è brava: innegabile. Diletta Leotta appare simpatica: vero, alle frecciatine delle colleghe risponde con l'invito a bere un caffè. Diletta Leotta è perfetta: sì, come l'uomo bicentenario. Diletta Leotta è bella: certo, è sotto gli occhi di tutti, pure del fratello chirurgo plastico che la regia Rai ha (maliziosamente?) inquadrato durante il monologo sulla bellezza martedì 4 febbraio. Alla fine però anche Diletta Leotta ha commesso un passo falso, è scivolata dal piedistallo come Al Bano dai gradini del teatro Ariston. A Eleonora Daniele, padrona di casa di “Storie Italiane”, ha fatto intendere che il pubblico è un po' bischero: "Non è stato compreso il monologo, le persone hanno capito solo una parte, era un discorso sul tempo che passa inesorabile per tutti, non sulla bellezza".Quindi non solo siamo un popolo di invidiosi (di lei), ma siamo anche un popolo di grulli. E pensare che secondo il galateo, in caso di incomprensioni, bisogna dire: “Scusate, non mi sono espressa bene” non “Voi non avete capito”. Per approfondire leggi anche: Promossi e bocciati della seconda serata del Festival Ma la robotica Diletta non ama smagliature sulla sua immagine: ricordate quando al Gran Galà del calcio fece una gaffe su Handanovic (“E' la prima volta che sei qui”, “No la terza, non hai studiato” replicò il portiere dell'Inter) e l'ufficio stampa dell'evento scaricò pubblicamente la responsabilità dell'errore su uno sfigatissimo autore? O quando disse che i giocatori della Lazio, dopo aver vinto contro la Juventus, erano andati sotto la curva a cantar “I giardini di marzo” di Antonello Venditti (non autore del brano e tifoso romanista) e tuonò che si era corretta subito? Non sembra accettare un inciampo linguistico, figuriamoci le rughe del tempo. E ci perdoni, ma a giudicare dalle foto del “prima e dopo”, non ha saputo nemmeno accettare un naso alla Amadeus, un paio di labbra sottili come un filo di spago, un paio d'occhi non propriamente da cerbiatto, un seno da retromarcia e un lato B da tortina alla carota senza lievito anziché da panettone milanese. Però ha detto: “La bellezza capita, non è un merito. Mia nonna Elena me lo diceva sempre: la bellezza è un peso che con il tempo ti può fare inciampare se non la sai portare”. Forse la nonna intendeva: “se non la sai portare senza ipocrisia”. Quanta meravigliosa falsità: nell'era di Instagram e dei suoi filtri, si nega di voler un'immagine integra e marmorea come quella di una statua. Le è mancato il senso del pudore, il senso del limite, il senso del ridicolo. La paura di invecchiare è donna, ma esiste il libero arbitrio: ognuno fa ciò che desidera del proprio corpo. Ecco, perché non ha avuto il coraggio di tenere una lectio sulla libertà insindacabile di correggere i difetti, di ritardare la senescenza, di ricorrere alla chirurgia estetica perché “altrimenti col cavolo che stavo su questo palco?”. Cosa c'è di sbagliato ad ammettere che quello che non ti ha dato la natura te lo sei conquistato con pervicacia, con la ferrea volontà di migliorare quello che vedi nello specchio e che non corrisponde al tuo io interiore? Cosa c'è di male a gettare la maschera di acido ialuronico e peptidi e dire: “Sì, ho paura, ma combatto le rughe sia con le  vitamine che con lo studio”. Forse per essere banalmente politically correct: oltre le gambe c'è di più. Pensate che rivoluzione se avesse detto: “Non siete brutte, siete solo povere!” cioè niente punturine. E invece no: un discorso stereotipato e cerchiobottista: la bellezza aiuta, ma non è tutto. La scoperta dell'acqua calda. A Diletta Leotta sfugge che non è stata fraintesa, è stata capita benissimo. E' stata criticata perché non si può inneggiare ad Anna Magnani e al tempo stesso saturare, infarcire di plastica la più impercettibile zampetta di gallina. E sfugge anche a Ofelia, la smaltatissima mamma di Diletta, che su Instagram attacca: “Come al solito siamo proprio noi donne le peggiori odiatrici, le peggiori nemiche di noi stesse. Il monologo di Diletta voleva essere un inno ironico rivolto a tutti, specialmente alle giovani donne, alle ragazze, per spronarle a studiare e a fare sacrifici pur di realizzare i propri sogni. Una grande delusione assistere agli attacchi di donne, giornaliste e donne dello spettacolo, tutte donne, anche donne che contano. Non siamo capaci di unirci per rafforzare il nostro diritto ad essere donne tutte insieme diversamente belle, siamo noi le prime a non guardare oltre la facciata esterna”. Eh no, Francesca Barra, Selvaggia Lucarelli, Monica Leofreddi, Paola Ferrari e gli utenti social (maschi compresi) hanno pizzicato Diletta per la mancanza di credibilità. Lo sappiamo tutti: lascerà che la sua immagine sul ledwall del Festival di Sanremo invecchi al posto suo. Novella Dorian Gray.    

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