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Il Pinocchio di Garrone arriva in sala tra Collodi e Benigni

Carlo Antini
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Matteo Garrone rilegge il capolavoro di Collodi e porta al cinema con il suo "Pinocchio" un racconto popolare, divertente, dotato di grande forza visiva e grande poesia. Il film, nei cinema dal 19 dicembre, vede Roberto Benigni nel ruolo di Geppetto mentre Federico Ielapi si è trasformato nel burattino di legno con tre ore di trucco ogni giorno. Garrone ha creato un immaginario tutto nuovo attorno a Pinocchio, rifacendosi più ai disegni originali di Enrico Mazzanti che alle produzioni precedenti. "Un film che aiutasse il pubblico a riscoprire un grande classico però allo stesso tempo anche a divertirsi, a passare due ore in un mondo magico, dove il reale si mescola al soprannaturale" dice il regista. "E' comunque un testo che parla di noi, non ha epoca, non ha tempo, parla degli italiani, dei vizi e delle qualità. Tipicamente italiano e allo stesso tempo universale". A questo proposito Benigni sottolinea: "Io penso che siamo circondati, specialmente in politica, da tutti i personaggi di Pinocchio, gatti e volpi è pieno, perché con le manovre economiche ci promettono di saldare il debito, diventare ricchi da un giorno all'altro. Quanti ne troviamo?".  Per approfondire leggi anche: GARRONE: PINOCCHIO E' UNA FAVOLA CHE PARLA DI NOI ITALIANI La forza del film è data anche dai personaggi ricreati da Garrone e dai loro interpreti: Gigi Proietti è Mangiafuoco, Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini il Gatto e la Volpe, Marine Vacth la fatina. Mentre a proposito del suo magnifico Geppetto Benigni dice: "E' il padre per eccellenza, il simbolo, la metafora, l'icona universale del padre. E' famoso come San Giuseppe, infatti Geppetto è il diminutivo di Giuseppetto. Sono due Giuseppi che fanno tutti e due i falegnami, con un figlio che ne combina di tutti i colori, che muore e poi risorge. E l'abbiamo costruito insieme, costruendolo piano piano proprio pensando ai grandi classici anche del muto, che vengono da Chaplin a Keaton: quella povertà e quella dignità che avevano questi grandi comici del cinema classico, però facendoli diventare italiani, perché Pinocchio è la fiaba più italiana che ci sia, e più universale nel mondo".

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