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Bruno Vespa racconta la nascita del regime fascista

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Maria Monsè
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È un approccio decisamente diverso da quello al quale Bruno Vespa ci ha abituati nei suoi scritti più recenti. L'ultimo libro di Bruno Vespa dal titolo "Perché l'Italia diventò fascista" può essere definito un racconto storico-politico, dovizioso e circostanziato, che ha decretato un grande successo sin dall'evento di presentazione avvenuto presso la lussuosa sala Bernini della residenza di Ripetta, un hotel di lusso vicino Piazza del Popolo. Il noto giornalista è apparso felice e ancora più sorridente del solito, con la sua eleganza che lo contraddistingue da sempre, acclamato da un nutrito pubblico che ha seguito attentamente il dibattito nel quale sono intervenuti: l'onorevole Matteo Salvini, Alessandro Sallusti e Antonio Polito. Vespa è stato definito uno dei più seguiti giornalisti televisivi, e ancora una volta ha dimostrato con grande nonchalance di avere un'idea vincente, ovvero un libro che mescola storia e attualità. Il nuovo libro di Bruno Vespa è dedicato a un periodo cruciale della storia italiana, quello inaugurato dal celebre editoriale di Gabriele d'Annunzio pubblicato dal «Corriere della Sera» il 24 ottobre 1918, dieci giorni prima di Vittorio Veneto, e conclusosi quattro anni dopo, il 28 ottobre 1922, con la «marcia su Roma», che portò al potere Benito Mussolini. Il controverso e drammatico esito della prima guerra mondiale, che costò all'Italia 650.000 morti e oltre un milione di feriti e mutilati, risultò infatti il fattore scatenante dell'unica, vera rivoluzione italiana, sfociata nell'istituzione del regime dittatoriale fascista.  Per approfondire leggi anche: Vespa rivela i segreti di Conte e Di Maio La ribellione dei reduci, la crisi economica provocata dalla guerra, l'influenza della rivoluzione russa del 1917 sulla sinistra italiana, il «biennio rosso» (1919-1920) con la rivolta operaia, l'occupazione delle fabbriche e le paure della borghesia rivivono in queste pagine, animate dal vivissimo piglio cronistico dell'autore, come se fossero avvenimenti di oggi. Al tempo stesso, con il consueto equilibrio, Vespa non si lascia sedurre né dalla memorialistica antifascista, per cui solo la violenza squadrista portò Mussolini al potere, né da quella di segno opposto, per cui l'avvento della dittatura fu solo colpa dei «rossi». Il capitolo finale del libro, che uscirà quando le elezioni europee avranno ridisegnato almeno in parte, la geografia politica dell'Unione e dopo che, per la prima volta da decenni, si è tornati a parlare di «pericolo fascista, conterrà come di consueto un aggiornamento in diretta della vicenda politica italiana, che si annuncia fin d'ora caratterizzata e pesantemente condizionata da un forte scontro ideologico. Bruno Vespa comincia a 16 anni il lavoro di giornalista. Dopo la laurea in legge con una tesi sul diritto di cronaca, nel 1968 si è classificato al primo posto nel concorso che lo ha portato alla Rai. Dal 1990 al 1993 ha diretto il Tg1. Dal 1996 la sua trasmissione «Porta a porta» è il programma di politica, attualità e costume più seguito. Per la prima volta nella storia, vi è intervenuto un papa, Giovanni Paolo II, con una telefonata in diretta. Tra i premi più prestigiosi, ha vinto il Bancarella (2004), per due volte il Saint-Vincent per la televisione (1979 e 2000) e nel 2011 quello alla carriera; nello stesso anno ha vinto l'Estense per il giornalismo. Fra i più recenti volumi pubblicati da Mondadori ricordiamo: Storia d'Italia da Mussolini a Berlusconi, Vincitori e vinti, L'Italia spezzata, L'amore e il potere, Viaggio in un'Italia diversa, Donne di cuori, Il cuore e la spada, Questo amore, Il Palazzo e la piazza, Sale, zucchero e caffè, Italiani voltagabbana, Donne d'Italia, C'eravamo tanto amati e Soli al comando.

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