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Cristina D'Avena: "Oltre i cartoni c'è di più"

Carlo Antini

Una vita passata a dare voce e anima ai disegni dei cartoni animati. Da 40 anni Cristina D’Avena è l’ugola incontrastata delle sigle che accompagnano l’infanzia degli italiani. Da Pollon a Licia, da Lady Oscar ai Puffi, passando per Holly e Benji, Sailor Moon, Alvin e Doraemon. Praticamente tutti i cartoni animati trasmessi dalla tv. Il suo timbro è sinonimo di gioia, spensieratezza e buon umore. A tal punto che lei stessa si sorprende di fronte al calore e all’affetto di un pubblico di ogni età. Nel frattempo Cristina continua a suonare e a fare concerti in giro per l’Italia tra discoteche e feste in piazza. Con l’obiettivo di far trascorrere al suo pubblico due ore di serenità. E con un sogno che le frulla in testa. Cristina D’Avena, cosa si prova a essere la voce dell’infanzia per milioni di italiani? «La verità è che neanche io immaginavo tutto l’affetto che mi circonda. È stata una scoperta entusiasmante che mi ha lasciato a bocca aperta». I dischi «Duets» e «Duets Forever» sono stati campioni di vendite e hanno vinto un disco di platino e due dischi d’oro. Com’è nata l’idea di mettere insieme tanti artisti al servizio delle sue sigle? «È nato tutto a Sanremo nel 2016. I cantanti che incontravo dietro le quinte dell’Ariston mi fermavano e mi chiedevano di cantare con loro le sigle dei cartoni animati più famosi. Ricordo perfettamente Alessio Bernabei che mi si è avvicinato e mi ha chiesto di duettare su “All’arrembaggio”. In quel momento ho capito che nel frattempo era successo qualcosa che non potevo neppure immaginare. E ho deciso di duettare con loro. Per me è stato come realizzare un sogno e devo ringraziare innanzitutto le case discografiche che hanno sempre mostrato grande disponibilità». Com’è andato il reclutamento dei cantanti per i duetti? Hanno accettato tutti subito? «Devo dire che è stato davvero molto divertente. Ma la cosa più esilarante è successa quando ho chiamato Michele Bravi. Mi sono presentata al telefono ma lui non ha creduto che fossi davvero io. Si è fatto una risata e mi ha chiuso il telefono in faccia pensando a uno scherzo. Poi l’ho richiamato ma ho trovato occupato perché probabilmente stava facendo le sue verifiche. Dopo qualche minuto mi ha richiamata e con una vocina flebile flebile mi ha detto: “Non è possibile che mi chiami Cristina D’Avena!”. Alla fine abbiamo duettato su "I Puffi sanno"». Qual è il segreto per restare sulla cresta dell’onda e nel cuore di tutti per oltre 40 anni? «Credo che il segreto consista nel fatto che riesco ancora a emozionarmi quando canto davanti al mio pubblico. In platea vedo tutti così felici e voglio avere la possibilità di continuare a portare gioia e serenità ancora per tanto tempo. E poi quando canto mi commuovo e torno piccola anch’io. È un miracolo che si ripete ogni volta che sono a contatto col mio pubblico». Dal suo punto di vista privilegiato, come sono cambiati i cartoni animati nel corso di questi 40 anni? «I temi affrontati nelle serie animate sono sempre gli stessi e puntano su amore e amicizia. Quella che è cambiata è la struttura di base. Fino a qualche tempo fa al centro di tutto c’era la storia. Il pubblico a casa seguiva le vicende di Candy e di Licia e non poteva perdersi neppure una puntata. Adesso, invece, i cartoni sono più a episodi, più immediati e veloci. Insomma vanno più in fretta. D’altronde anche i bambini di oggi sono più veloci e svegli rispetto a qualche anno fa». Ha mai pensato di sperimentarsi in generi diversi dalle sigle dei cartoni animati? «Il mio pubblico non lo lascerò mai perché ha bisogno di solidi punti di riferimento. I miei fan sono cresciuti con me e io sono cresciuta con loro. Allo stesso tempo, però, potrei fare tante cose diverse. Ci penso a cantare altre canzoni e sarebbe una cosa stimolante per tutti. Ma non le nascondo che già oggi durante i miei concerti dal vivo canto Vasco Rossi e Jovanotti ed è molto bello». A proposito di mostri sacri, a entrare in gara a Sanremo non ci pensa mai? «Finora non mi è capitata l’occasione giusta ma se arrivasse...ci potrei pensare. Ma non ne faccio un’ossessione, posso tranquillamente vivere senza. Anche perché non le nascondo che il palco dell’Ariston incute un certo timore». Il 31 dicembre uscirà al cinema il film d’animazione «Playmobil» in cui lei doppia il personaggio della Fata Madrina. Sogna un futuro da attrice? «Recitare mi è sempre piaciuto tantissimo. Mi solletica e mi diverte molto. Quando mi propongono di farlo accetto subito perché è una forma d’arte che mi dà gioia. Dal 31 dicembre al cinema sarò la Fata Madrina, un personaggio che salta e fa le giravolte. E insieme a me ci sarà anche J-Ax. Ma non le nascondo che mi piacerebbe anche fare l’attrice in prima persona. Secondo me il canto e la recitazione sono due attività molto vicine tra loro». Di recente ha cantato la sigla della serie tv «La Casa di carta». Nel suo passato c’è anche tanta televisione. Negli anni com’è cambiato il piccolo schermo? «Fino a qualche anno fa in tv c’erano pochi canali. Oggi, invece, si può spaziare e abbiamo la possibilità di guardare tante cose diverse. In passato ho condotto “Buona Domenica” e lo “Zecchino d’oro”. Negli ultimi anni c’è la tendenza a voler fare tutto e subito. C’è molta più competizione e si ha l’ansia di battere gli altri sul tempo». E adesso ce l’ha un sogno nel cassetto? «Mi piacerebbe che scrivessero un musical pensando a me e alla mia vocalità. È da anni che ci penso ma non è ancora arrivata l’offerta giusta. Forse adesso i tempi potrebbero essere finalmente maturi per metterlo in scena. Sarebbe una bella sfida artistica con cui confrontarsi. Sono sempre pronta alle novità e a rimettermi in gioco».