dopo l'assoluzione
Marco Carta svela il retroscena sul furto. Tutta la verità dalla d'Urso
Marco Carta torna da Barbara d’Urso a “Live Non è la d’Urso” dopo l’assoluzione piena dall’accusa di aver rubato sei magliette del valore di 1200 euro alla Rinascente di Milano nel luglio scorso: “Sono stato assolto con formula piena. Vi svelo un retroscena”. Marco Carta è innocente, non ha commesso il fatto: non ha rubato sei magliette alla Rinascente di Milano. Lo ha stabilito la sentenza del 31 ottobre scorso (il pm Nicola Rossato però ha impugnato il provvedimento, nda). Il cantante si siede sul divano bianco di “Live” (intervista registrata) con un sorriso panoramico: “L’ho detto fin dal primo momento, avevo ragione, ma ero preoccupato per la mia famiglia, quello era l’unico tasto dolente. Sono passati un paio di mesi, sono stati mesi difficili, ho sempre tenuto una maschera sorridente per far star tranquilli familiari e amici, ma non è stato facile”. Dopo aver visto una clip sulla ricostruzione della vicenda, Carta svela un particolare: “Non lo potevo dire prima per rispetto delle indagini, ma io ero già uscito dal grande magazzino quando hanno fermato Fabiana, ero intento a guardare il cellulare, mi sono girato e ho visto che la mia amica era stata accerchiata, sono tornato indietro e ho chiesto cosa fosse successo, mi hanno detto "lei è con la signora? Sì, allora ci segua". Se temevo per me stesso non sarei di certo tornato indietro. Mi hanno fatto male gli insulti, le prese in giro, le offese razziste subite sui social, ma ho gli screenshot e ho già denunciato tutto alla polizia postale. Fabiana Muscas? Non l’ho più sentita, non mi va, credo che sia comprensibile. Non è vero che ha frequentato le mie sorelle, non ne ho, ho due fratelli”. Barbara d’Urso, che ha sempre creduto all’innocenza di Marco Carta (“so quanto hai sofferto”), mette l’accento sui video di sorveglianza e il cantante: “Il giudice li ha visionati talmente bene che poteva pure concedere un’assoluzione parziale per carenza di prove, invece no, è stata assoluzione piena, assolto per non aver commesso il fatto”, poi attacca: “Mi dispiace dirlo, ma in Italia spesso è più facile credere alle cattive cose che non alle belle, è un paese che punta facilmente il dito. Avevo un problema a uscire per strada, mi sentivo osservato, non ero a mio agio, ho trovato rifugio in Sirio, il mio fidanzato. Dedico questa sentenza a lui, alla mia famiglia e agli amici, quelli veri, che sono veramente pochi. Quindi sì, anche a te Barbara”. E i due si abbracciano.