Alberto Angela a ruota libera. Che gaffe della Fialdini
Alberto Angela, l'Omero del patrimonio culturale italiano e non solo, è stato ospite di Francesca Fialdini nel programma “A Ruota Libera”: “Il nostro genere di televisione è il vecchio focolare. Ho rischiato la vita per il mio lavoro”, poi lo scivolone della conduttrice: “Quando sei entrato in Rai…”, “No ho un contratto a termine”. Una riverente e ossequiosa Francesca Fialdini accoglie Alberto Angela: “Ho l'onore di avere qui l'uomo che il sabato sera esce con 4 milioni di italiani. Qual è il segreto del tuo successo?” e il paleontologo nonché divulgatore scientifico di arte e storia: “Provare emozione nelle scoperte”. Una frase e ha di nuovo affascinato il pubblico: mai banale, mai sguaiato, sempre empatico, rigoroso e accurato, dalla punta delle scarpe a quella della lingua che muove per narrare le meraviglie dell'Italia e del mondo. Alberto Angela è capace di far amare l'acciaio ingrigito di un guard rail, di far provare compassione per una pietra miliare abbandonata nella campagna toscana, di fare una carezza al parchimetro rotto che sputa le monete. Racconta: “Io sono il primo spettatore a sorprendermi del patrimonio italiano. Voi mi vedete in tv, ma il nostro programma, tutto fatto dalla Rai, è frutto di un lavoro collettivo, siamo un grande gruppo che lavora come una volta. La divulgazione è prendere un argomento complicato e farlo conoscere in modo facile. Cerchiamo sempre dei temi che facciano sognare, ma che soprattutto abbiano un racconto. La televisione è quel focolare intorno al quale si riunivano i nostri antenati”. La Fialdini gli chiede delle volte che ha rischiato la vita e un monumentale Angela regala pillole di “Ulisse”: “In Mongolia eravamo a bordo di camion militari e siamo sprofondati nelle sabbie mobili, siamo saltati fuori subito. Le sabbie mobili non sono un risucchio come si vede nei film, c'è uno strato secco e poi una sorta di melma, di crema. Le guide mi fecero notare che c'era un cespuglio verde lì vicino e quindi acqua che rendeva la zona non praticabile, un dettaglio che mi è tornato utile. Un altro ricordo particolare è la visita a un grattacielo. Per me è come un essere umano, con la sua pelle, il suo scheletro…nei grattacieli le porte sono a filo, enormi, danno sul vuoto. Io dovevo aprire una porta e mostrare com'era la prospettiva. Dall'elicottero che faceva le riprese esterne mi dicevano "sporgiti di più perché non ti si vede abbastanza" e io già vedevo lo strapiombo e i taxi gialli piccini piccini”. Si pende dalle labbra di Angela perfino quando spiega come uscire vivi dalle sabbie mobili (utilissimo in città): “Tornando alle sabbie mobili, mi viene in mente Mont Saint-Michel, l'isolotto tidale che rimane isolato con le maree. Lì bisogna andare con le guide perché si creano le sabbie mobili. In realtà non vai subito giù, è acqua. La domanda è: si può uscire? Sì, c'è una tecnica. Si devono ruotare le ginocchia e alzare i talloni come se si salissero le scale all'incontrario. In questo modo la sabbia scivola sotto e uno risale. Io feci la prova in diretta e tra me e me dissi "ma chi me l'ha fatto fare?", poi però uscì perché il sistema funzionava”. Alberto Angela è innamorato del suo lavoro quanto noi lo siamo di lui, la Fialdini gli mostra una fotografia della Savana e il giornalista: “La Savana mi ricorda i 10 anni di lavoro come paleontologo, cercare ossa degli antenati di cui sappiamo che erano di statura piccola, ma non molto altro è incredibile. Quando vedi emergere un reperto che nessuno ha più toccato da due milioni di anni e lo hai nelle tue mani è un'emozione pazzesca. Se esiste il mal d'Africa? Sì se ci vai da turista, no se ci vivi. Senti empatia per la popolazione, ma è diverso perché ti accorgi delle difficoltà. Una volta a New York mi ritrovai a parlare swaili con un tassista originario della Tanzania”. Ma la seconda immagine, quella del cavallo Rai di Viale Mazzini, è uno scivolone per la conduttrice: “E questa foto? Quando sei entrato in Rai?” e Angela svela la sua natura di precario: “No, io sono un esterno, non sono mai entrato in Rai, sono un freelance, ho un contratto a termine!”. La Fialdini prova a spiegarsi meglio: “Ma quando eri piccolo con tuo padre Piero…”, “Sì, sono entrato con mio padre e vedevo le ceste con gli scarti del montaggio. I tecnici, i fonici, i montatori facevano un lavoro artigianale, ecco nei nostri programmi abbiamo riacceso quest'attenzione per la qualità. Se dietro la telecamera c'è sorriso, passione e qualità, a casa arriva. Una rete ammiraglia che mette un programma di divulgazione al sabato sera è stato un atto coraggioso, ma è stato possibile perché al di là dello schermo c'è gente recettiva, che ti segue. Non so se succede in altre parti del mondo. La Rai ha intercettato un pubblico diverso dall'intrattenimento”. Alberto Angela è in libreria con l'ultimo libro “Meraviglie” (“Gli altri sono stati tradotti in tante lingue? Beh mi devo fidare, non conosco il cinese”), ma in televisione “Ulisse, il piacere della scoperta” andrebbe ribattezzato con “Alberto, il piacere della scoperta”.