Michael Jackson, l'ultimo urlo del re del Pop
A dieci anni dalla scomparsa, questa sera Sky Arte, trasmette in prima visione Michael Jackson «The King of pop» il documentario diretto Finn White-Thomson che ripercorre tutta la vita dell’artista dai tempi dei The Jackson 5 a «This is it». Jackson, che avrebbe avuto 60 anni, era vivo, stava provando per un tour destinato a riabilitare la sua carriera, le finanze e l’immagine (accusato di molestie sesssuali ndr) quando morì per overdose di anestetico da sala operatoria somministrata dal suo medico per l’insonnia cronica il 25 giugno 2009. Michael che ha cambiato la storia della musica pop con i suoi look, le coreografie e i suoi video pazzeschi animati da show unici perché «tutti volevano essere Michael» – come spiega la cantante Mica Paris. «Non abbiamo mai capito come riuscisse a fare tutte quelle cose: non sembrava umano». Michael Jackson aveva un talento fuori dal comune. Il documentario si sofferma però anche sugli aspetti più intimi della vita di Jackson: il suo rapporto difficile con il padre. A soli 8 anni, con il suo viso d’angelo e la sua pelle perfetta, un naso imponente e un’esplosione di ricci in cima alla testa, proprio in un’epoca in cui le acconciature afro erano un simbolo dell’orgoglio nero con i suoi fratelli, The Jackson 5, si trasferì a Los Angeles con la sua famiglia dove si affermò come parte della prima Boy Band afroamericana della storia della musica, grazie a singoli di successo come «I Want You». Nel film vengono svelati i segreti del suo desiderio di paternità che lo portò ad avere 3 figli da due madri surrogate, che rinunciarono di fatto a ogni diritto su di loro, il discusso matrimonio lampo con Lisa Marie Presley, il calo di popolarità quando il colore della sua pelle cambiò e poi le sue iniziative umanitarie, le sue stravaganze, le sue rinoplastiche, la sua scelta di costruire e vivere in un immenso parco giochi, Neverland, le accuse di abusi sessuali su minori, i processi, l’accordo con la famiglia della prima vittima, le immagini di Jackson ammanettato in diretta e infine il grave incidente sul palco durante le riprese di uno spot pubblicitario che lo portò a diventare sempre più dipendente da analgesici. Michael Jackson che si guadagna da adolescente il successo grazie alla collaborazione con il produttore Quincy Jones. Stravolge il mercato discografico con il brano «Billie Jean», una hit storica con un video originalissimo che costrinse MTV a trasmettere da allora in poi video di artisti neri. Poi arrivò «Thriller», l’album che catapultò Jackson nell’olimpo del pop con un video musicale che divenne storico non solo perché fu il più venduto della storia ma anche perché era come un vero film, cosa mai accaduta fino ad allora. Dopo «Thriller», il documentario mette in evidenza il cambiamento di look sancito con «Bad», il terzo album da solista, e poi il discusso «Black or White» che restò in classifica Usa per settimane e fu oggetto di censura. Dopo «History» e «Invicible» la carriera musicale di Jackson sembrava essere conclusa. Ed è proprio allora che l’artista decise di fare un grande tour di addio, «This Is It». Ma durante le prove cominciarono a girare voci sul suo precario stato di salute. Muore il 25 giugno 2009. Michael Jackson Il documentario si conclude mostrando le reazioni addolorate dopo la sua morte e le tante manifestazioni di affetto che si sono susseguite in tutto il mondo. La madre di Michael, Katherine è l’attuale tutrice legale dei figli del Re del Pop e i fratelli e le sorelle hanno mantenuto viva la famiglia fin dalla sua morte con tour, registrazioni e spettacoli in vari gruppi e come artisti solisti. La sua morte ha fatto sì che tutti i suoi affari personali, anche negativi, siano stati spazzati via e siano rimaste solo le ragioni per cui la gente lo ha amato. Con la morte, le sue canzoni sono state liberate dalle sue eccentricità, come fantasmi liberati da una casa infestata, nuovamente liberi di volare e di diffondere gioia. E dato che il music business non sarà più capace di creare una star del suo calibro, Michael rimarrà per sempre il Re del Pop.