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Zeffirelli e quel docufilm che fece il giro del mondo

Il capolavoro scritto e diretto da lui raccontò il dolore e l'orgoglio di una comunità capace di rimboccarsi le maniche davanti alla tragedia

Massimiliano Lenzi
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Per chi è fiorentino Franco Zeffirelli è qualcosa di più di un grande regista di cinema, di opere e di teatro. È la voce, le immagini e pure il cuore - fuor di ogni retorica pelosa - di una città in ginocchio, invasa dalle acque dell'Arno, nell'alluvione del 1966. Con il suo documentario “Per Firenze”, scritto e diretto da lui, raccontò il dolore e l'orgoglio di una comunità capace di rimboccarsi le maniche davanti alla tragedia. La voce dell'attore inglese Richard Burton apriva il documentario. “Io sono Richard Burton. Voi perdonerete il mio italiano imperfetto, ma vorrei cercare di parlarvi senza traduzione perché quello che è accaduto in Italia e a Firenze mi riguarda profondamente. Adesso Firenze ha bisogno dell'aiuto di tutti, perché Firenze appartiene al mondo, quindi è anche la mia città”. E l'aiuto di tutti ci fu, non solo Firenze ma l'Italia intera ed il mondo seppero rimboccarsi le maniche e soccorrere chi aveva bisogno di aiuto. Gli angeli del fango, la forza dell'uomo nell'aiutare il prossimo. Quel documentario per Firenze di Franco Zeffirelli è qualcosa di più di una finestra aperta su una tragedia. È la speranza che l'uomo, comunque vada, non scompare, neppure con la morte. Oggi che Franco Zeffirelli se n'è andato quel documentario andrebbe riproposto in televisione, subito. Omaggio e memento a noi spettatori - sempre più compulsivi nell'epoca del web e dei social - che l'arte è tanto grande e la vita così breve. “Quando sento che mi prende la depressione - ha detto una volta Zeffirelli - torno a Firenze a guardare la cupola del Brunelleschi: se il genio dell'uomo è arrivato a tanto, allora anche io posso e devo provare a creare, agire, vivere”. Per non morire mai.

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