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Sesso, soldi e manieI segreti di Benny Hill

Trent'anni fa chiudeva lo show del comico inglese

Davide Di Santo
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L'impero frivolo e scollacciato di Benny Hill cominciò a sgretolarsi alla fine degli anni '80 quando l'autorità britannica delle telecomunicazioni si fece portavoce di una nuova emergente sensibilità. «Guardare ragazze mezze nude inseguite sullo schermo da un vecchio sporcaccione - si legge in report dell'epoca - sta diventando sempre più offensivo per un numero crescente di persone». Touché. La nota del Broadcasting Standards Council suonava come una sentenza di morte per il pluridecorato «Benny Hill Show», in onda dal 1955 e trasmesso in 97 Paesi grazie a una ricetta sempre uguale, come un porridge con una spruzzata di salsa piccante. In una parola, gli sketch incentrati su simpatici cialtroni che inseguono teenager sulle note della scanzonata «Yakety Sax» o dell'italianissima «Mah-Nà Mah-Nà» del maestro Piero Umiliani erano diventati d'un tratto sessisti. E così nel giugno del 1989 Alfred Hawthorne Hill, questo il vero nome del comico nato a Southampton nel 1924, venne ufficialmente silurato dalla Thames Television, l'emittente che si era assicurata i servigi del «cherubino mandato dal diavolo» (copyright Michael Caine) soffiandolo alla BBC. Hill era appena tornato dal festival della televisione di Cannes dove era stato celebrato come un re Mida della comicità da esportazione e da quella botta non si riprese più. Anche perché era convinto che in fondo, nelle sue gag, erano gli uomini a coprirsi di ridicolo mentre le donne apparivano libere e indipendenti.  Tre anni dopo il suo produttore Dennis Kirkland fece sfondare la porta del suo appartamento in affitto a Teddington, Londra. Era il 21 aprile 1992 e trovò il suo vecchio sodale morto di infarto da un giorno, seduto in poltrona davanti alla vecchia tv accesa circondato da piatti sporchi, bibite dietetiche e pile di appunti. La profanazione della tomba del comico alcune settimane dopo il funerale sta a dimostrare che la sua avarizia non solo era di dominio pubblico, ma era così plateale da generare il gossip che tra le sue ultime volontà ci fosse quella di essere seppellito insieme a un quintale d'oro. Aveva un patrimonio di sette milioni di sterline ma non aveva mai posseduto un'auto, comprava cibo economico al supermercato e faceva risuolare le scarpe che consumava volentieri (sempre meglio che prendere un taxi). Unica eccezione i viaggi a Marsiglia e in Spagna alla ricerca di anonimato, avventure e piccoli circhi. L'ossessione dei soldi, come la passione per lo spettacolo, era l'eredità di una famiglia costellata di clown e funamboli dalle scarse fortune, come lo zio Leonard morto in scena per una tragica caduta. Il padre Alfred era scappato di casa a sedici anni per unirsi al Fossett's Circus ma la Grande Guerra pose fine alle sue aspirazioni. Finì a commerciare in unguenti afrodisiaci e profilattici che mostrava ai rappresentanti attraverso un gigantesco fallo di legno sul bancone del suo negozio. Tirava avanti mentre il suo fornitore, che a suo tempo gli aveva chiesto di diventare socio dell'impresa, diventò milionario.  Hill passò buona parte della sua vita circondato da donne attraenti e disinibite, ma le sue difficoltà con l'altro sesso divennero presto note come la sua avarizia. «È come lavorare in una fabbrica di cioccolata. Vedi tanti cioccolatini e non ti concentri su uno in particolare», disse in un'intervista. Si vide rifiutare due proposte di matrimonio: dalla ballerina Doris Deal e dall'attrice australiana Annette André. Anche per questo girava voce che fosse gay, terrorizzato dal sesso o impotente. In realtà non disdegnava rapporti mordi e fuggi con prostitute o ragazze dello spettacolo dalle quali, nell'intimità, pretendeva di essere chiamato Mr Hill. «Per rispetto», confessò al collega Bob Monkhouse. All'alba dell'era #MeToo, inoltre, la cantante Hazel O' Connor denunciò pubblicamente di essere stata molestata dal comico durante un'audizione per diventare una «Hill's girl».  Tanto amato dal pubblico e da star come Frank Sinatra e Michael Jackson quanto odiato da femministe e intellettuali engagé, Benny Hill ricevette l'inaspettato tributo che vale una carriera nel 1991, quando visitò la casa di Charlie Chaplin a Vevey, in Svizzera. Il figlio Eugene gli mostrò le videocassette del «Benny Hill Show» che il padre conservava nel suo studio: «Per lui eri il più grande». Il faccione tondo del «cherubino del diavolo» si riempì di lacrime.

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