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Umberto Smaila: "Ci vuole un Colpo Grosso. Multe ai politici-voltagabbana"

L'attore-entertainer stregato dal sovranismo va all'attacco

Davide Di Santo
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Il Colpo Grosso per l'Italia sarebbe dire no ai «fancazzisti dell' Unione Europea». Copyright di Umberto Smaila - attore, musicista ed entertainer a 360 gradi che non fa mistero del colpo di fulmine per Matteo Salvini e per una visione sovranista della politica. Non nascondendo una certa insofferenza nei confronti dei 5 Stelle. Alleanza, quella al governo, eterogenea come nei Gatti di Vicolo Miracoli, il gruppo comico che ha lanciato lo storico volto del sexy show anni '80 Colpo Grosso: «Io figlio e nipote di esuli fiumani si sa da che parte sto. All'altro estremo c'è Nini Salerno, che è comunista - racconta Smaila a Il Tempo facciamo discussioni infinite ma sempre davanti a una bottiglia di vino perché nei Gatti vige grande democrazia. Oggi però si rischia a parlare di queste cose. Non vorrei entrare nelle liste di proscrizione di Gad Lerner. Questa storia delle etichette politiche è molto pericolosa». In che senso? «Il politichese da talk si esprime per frasi fatte. Ora c'è questa tendenza: chi è fuori dal coro del politically correct viene chiamato "fascista" o se gli va bene solo "razzista". Ma io ho vissuto di persona i disastri del marxismo attraverso l'esilio della mia famiglia dal Carnaro. Ho visto le code per il pane o per il latte e i ragazzi che guardavano la mia Vespa Special come se fosse una Ferrari. Fino a qualche tempo fa nessuno parlava di fascismo perché bastava l'antiberlusconismo. Ora che Silvio non è più centrale come una volta c'è un nuovo bersaglio: il "fascista" Salvini. Certo qua non si capisce più niente...». Cosa intende? «Ho letto che per il presidente di Confindustria non serve chiudere i porti. Vede, anche gli industriali diventano compagnucci quando c'è un nemico da abbattere. Quando ero ragazzo a Verona andavo in chiesa con tutta la famiglia. C'era il parroco che nella predica prima delle elezioni faceva un comizio per la Dc e contro i comunisti. Ora invece la Chiesa dice tutt'altro. Qua sono tutti voltagabbana e Beppe Grillo, mio amico e grande uomo di spettacolo, è il primo. "Fuori dall'euro, via dall'Europa", e adesso? Bisognerebbe mettere una multa per chi cambia idea». Se è per questo anche la Lega è passata dalla secessione del nord all'inno di Mameli... «In effetti... Se non fosse una questione così seria ci sarebbe da ridere. È un grande cabaret». I suoi colleghi dello spettacolo non si sbilanciano... «Ha notato che anche le poche voci che si erano sollevate a favore di Salvini come quelle della Cuccarini o di Claudio Amendola sono sparite? Di fronte alla parola "fascismo" sono tutti terrorizzati, nessuno dice nulla per non essere messo al bando e non andare più in televisione. Io non ho questi problemi. L'altro giorno ero da Fazio con gli altri Gatti. E come intrattenitore musicale ho all'attivo cinquemila concerti senza un problema. L'unico incidente è accaduto sui social. In occasione di un Giorno del ricordo, sapendo che il cugino di mio padre era stato ucciso dai titini, uno mi ha scritto: "Umbertone nelle foibe c'è posto anche per te"». I social hanno migliorato o peggiorato la vita? «Non può chiederlo a uno di 69 anni che "amava i Beatles e i Rolling Stones" perché la risposta è scontata... Riassumo il concetto in un'immagine: che bello era telefonare alla ragazza con il telefono a gettoni. E poi non c'era il terrore di essere filmati per ogni marachella che si faceva. Non voglio fare il vecchio trombone, però. La tecnologia è importantissima. Io stesso sono una specie di uomo bionico: mi sono rotto due volte il femore e senza i progressi della medicina sarei come il gobbo di Notre Dame». Il ritorno al cinema dei Gatti è pronto da tre anni. Che succede? «Finalmente ci siamo. "Odissea nell'ospizio" sarà distribuito in autunno sulla piattaforma web Chili e poi in tv. Il ritardo non è dovuto a liste di proscrizione o altro, anche perché Jerry (Calà anche regista del film che racconta le avventure di gruppo di ex comici caduto in miseria, ndr) è nazional-popolare: l'altro giorno era a Domenica In da Mara Venier». Quentin Tarantino scelse un suo brano per la colonna sonora di "Jackie Brown". Andrà a vedere il suo ultimo film? «Non vedo l'ora. Sono molto legato a lui perché ha utilizzato una scena de "La belva col mitra" (film di Sergio Grieco del 1977 con Helmut Berger, ndr) di cui ho realizzato la colonna sonora. Ancora adesso mi arrivano royalty da tutto il mondo: cinque euro dalle isola Tonga, dieci dal Senegal... All'epoca riuscii a parlarci al telefono per ringraziarlo. È molto simpatico: in due minuti avrà detto "fuck" sessanta volte. "La belva col mitra" era proprio un b-movie, fatto alla buona. Il fatto che sia diventato un cult grazie a "Jackie Brown" vuol dire che nella vita non bisogna mai sottovalutare nulla. Ci può essere sempre un Tarantino che bussa alla porta». Le chiedono se vuole rifare Colpo Grosso? «Solo il fornaio quando vado a prendere il pane... Colpo grosso ha significato molto per il costume di questo Paese. Mi hanno dato contro cattolici e comunisti. Ma gli albanesi, che avevano vissuto la dittatura socialista sulla loro pelle, quando scendevano dalle navi negli anni '90 chiedevano delle Ragazze Cin Cin». Smaila con chi si candida? «Col partito di Colpo Grosso... Qualche anno fa, ai tempi di An, stava per accadere anche perché Ignazio (La Russa, ndr) è un amico di famiglia. Poi non si è fatto più nulla: c'è questo fantasma del fascio che aleggia, non mi va di finire nelle vignette dei giornali di sinistra con il fez in testa. Non mi sta neanche bene».

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