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"Chiamatemi Luna. E basta!"

La figlia di Paolo e nipote di Silvio Berlusconi racconta la sua arte

Giada Oricchio
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L'altra faccia della luna, l'altra faccia di Luna: “Firmo le mie opere solo con il nome. E non è un caso”. La secondogenita di Paolo Berlusconi nonché nipote di Silvio Berlusconi è CEO della “Due-B”, produttrice per Rai, Discovery, Mtv, Spike e Netflix e madre di due bellissime bimbe, Rebecca e Luce. Ma oggi è soprattutto un'artista talentuosa che non usa il celebre cognome come passepartout per aprire le porte blindate dell'arte. L'ho incontrata all'inaugurazione del vernissage della sua personale “Opere uniche con il magnete e sperimentazioni con affreschi digitali e dintorni” nella galleria di Laura Tartarelli a Pietrasanta. Il tepore pomeridiano di aprile ha abbracciato l'entusiasmo fanciullesco di una donna in carriera che non ha abdicato al suo sogno: dipingere. Il pennello di Luna, ultima assistente di Gino De Dominicis, corre impetuoso, il tratto è deciso e dà forma e vita a opere “tensive” che sbucano dalla tela per penetrare lo spettatore. Osservatore e osservato si confondono: Frida Kahlo, Salvator Dalì, Steve Jobs sembrano scrutare e indagare l'astante, non per giudicarlo bensì per spronarlo a prendere in mano la sua vita e ad agire. Gli angeli trasmettono la caducità della vita, ma è proprio dalle ceneri della loro sofferenza che nascerà una seconda vita. Potenti i possenti nudi che rievocano la gioia primordiale del sesso e la voglia di amarsi. Luna è femminile, garbata, simpatica e delicata, i suoi quadri sono severi, potenti, sognatori, ribelli e appassionati. Non si tratta di un dualismo, ma della raffigurazione del suo io interiore.    Lo sa che le sue opere sono più interessanti viste dal vivo che su Instagram? “E' vero! Hanno una resa maggiore da vicino”. Nelson Mandela disse: "Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso". Si riconosce? “Tutto è iniziato un anno fa quando per un rapporto di amicizia ho esposto al Fuori Salone di Milano, ma proprio fuori, fuori, fuori Milano eh… eravamo in zona Mecenate. Bazzico nel mondo dell'arte da quando sono bambina e avevo già dipinto alcuni quadri, poi la vita mi aveva portato verso altre cose. Finalmente un anno fa ho ricominciato e all'esposizione è arrivata Laura Tartarelli, ha visto i quadri, mi ha detto ‘lo sai che sei interessante?' e mi ha chiesto di diventare la mia gallerista. Le ho dato subito fiducia, era la prima e unica… (ride, nda)”. Nessun'altra proposta nonostante il cognome? “Non mi sono mai esposta perché avevo paura. Proprio per il mio cognome quando faccio una cosa la devo fare bene. Sei sotto i riflettori e se fai qualcosa di sbagliato ne parlano tutti, se fai qualcosa di giusto forse ne parla qualcuno. Questa paura mi ha portato a non espormi, ma negli ultimi anni si sono verificati degli accadimenti che mi hanno dato il coraggio di provarci, ma è stato un caso. Davvero. La prima esposizione l'ho fatta così, quasi per gioco e ora eccoci qua. In realtà sono stati Laura Tartarelli e Alberto Baltarini, il direttore artistico del Teatro del Silenzio di Lajatico, che mi hanno dato coraggio e mi hanno fatto credere nel mio talento. Mi correggo: nella mia capacità di esprimere qualcosa”. Mi scusi, ma è sempre difficile credere che una donna di successo non abbia fiducia in sé stessa. “Beh quando si parla di arte direi di sì. L'arte è un mondo a sé, io faccio ancora fatica a definirmi un'artista perché mi sembra di offendere i veri artisti…ma gli artisti vivono un tormento continuo. Non ci vuole solo la forza di esprimere ciò che si ha dentro, ma anche di sopportare i giudizi. Posso parlare con sicurezza di produzioni televisive, di comunicazione o del mio ruolo di mamma, quando invece entro nel mondo dell'arte, mi sento piccola, piccola”. Si mette a nudo “Esprimo il mio mondo, può piacere o no, ma mi rendo vulnerabile e faccio fatica ad accettare di non piacere. Io per prima non sono mai soddisfatta del tutto, penso che si possa fare di più. Provo paura ». La spaventa l'assenza della maschera sociale? “Sì. Con l'arte torno bambina e mi piace perché sono coccolata. Non è più Luna la forte, ma è Luna la ragazza che sta cercando di emergere in un ambiente estremamente difficile”. Difficile, ma ha scelto di non prendere scorciatoie. Si firma solo con il nome “Sì, Luna e basta. Qui il mio cognome conta poco… sono i quadri a parlare, anzi forse questo è l'unico mondo in cui il mio cognome non peserà più nel bene e nel male”. Ritrae personaggi vigorosi: Frida Kahlo, Steve Jobs, Caravaggio, Salvator Dalì. Come mai? “I miei ritratti sono le mie icone. Senza nulla togliere a quelle commerciali come Marylin Monroe, disegno i personaggi che mi hanno dato insegnamenti reali nella vita, che sono stati degli esempi per me. Steve Jobs, che in pochi hanno dipinto, ha una visione che mi ha accompagnato per un tratto della mia vita, Frida ancora prima che irrompesse sul mercato italiano. La seguo da 15 anni, ho visto il film sulla sua vita decine di volte e in diverse lingue. Frida è un esempio di passione e sofferenza, ma di quel tipo di dolore che ti aiuta a costruire e ti fa crescere. D'altra parte i punti di riferimento non possono essere deboli. E poi amo gli angeli perché mi danno pace anche se spesso sono sofferenti. Un angelo afflitto è un angelo che mi può aiutare”. Lei ha sofferto? “Sì, ho avuto i miei dispiaceri come tutte le persone. Il dolore serve nella vita, è un percorso che ognuno di noi deve fare, è fondamentale altrimenti non si progredisce”. Ha una tecnica originale. Qual è il segreto? “Prima usavo l'acrilico, adesso lo smalto. La mia particolarità è questo sfondo nero, in magnete che dà tridimensionalità alle figure. Non dirò mai come l'ottengo! E' un segreto!”. Da donna di comunicazione, c'è un punto di contatto tra tv e arte? “Solo la creatività. Negli anni in cui non ho potuto dipingere ho sfogato il mio estro nella televisione, mi piaceva lavorare con il gruppo autorale e al montaggio. Per il resto l'arte è un mondo a sé, spesso poco compreso. L'arte contemporanea è molto diversa da quella greca o rinascimentale. Sono mondi totalmente diversi e irripetibili”. Resta CEO della “Due-B”: i progetti? “Andiamo avanti con “Tutta colpa di” con Annalisa. E' diventato un brand, da quattro anni portiamo l'innovazione ai giovani. Approfittando delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, gli abbiamo dedicato questa puntata (questa sera su Italia1, nda). Arte e tecnologia insieme. A maggio invece su Real Time andrà in onda la nuova edizione di “Bella più di prima”, si chiamerà “Cambia con me”, sarà un programma al femminile condotto da Carla Gozzi. E tornerà l'immancabile “Riccanza”. Purtroppo per non aver raggiunto lo share desiderato da Real Time è stato cancellato “Hello Goodbye”. Poi sto collaborando con una casa di produzione molto importante, ci sono dei cambiamenti in vista. Adesso però voglio concentrarmi sull'arte”. Farebbe mai un reality? “Perché no? Certo dipende da chi c'è. Se non ci sono persone con cui confrontarsi non ha senso. Piuttosto lo produrrei perché è un genere che funziona, non può fare i numeri che faceva una volta per l'avvento di Netflix, Amazon, iTunes, Chili, NowTv. Il modo di consumare la tv è cambiato ed è naturale che i reality non facciano i numeri di una volta, ma sono sempre i programmi più seguiti”. Dalla televisione all'arte. “Si fanno scelte nella vita. Adesso sono felice e mi godo il momento. Ho deciso di cogliere l'opportunità di esprimermi e di realizzare il mio sogno di bambina. Sta andando bene, alla gente piace capire quello che ho dentro. D'altra parte i quadri sono storie”. E le sue quali sono? “Ogni quadro dipende dal momento in cui lo dipingi. Sicuramente c'è Luna. Non Luna della Due-B, non Luna Berlusconi, non Luna di Riccanza. C'è Luna”.

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