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Dai film porno ai fumetti: la nuova vita di Trentalance

Franco Trentalance e la modella Erika Ancarani (foto Filo Baietti)

Oggi sul palco del “Comicon2019” di Napoli per presentare la sua prima graphic novel (Edizioni Inkiostro)

Giada Oricchio
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“E pensare che nessuno voleva pubblicare i miei libri e ora sono a quota 5 romanzi e un fumetto. Ho vinto lo scetticismo. Bloody Park è una  graphic novel scorretta e cattivissima, ma cosa sarebbe la vita senza fantasia e senza sesso?”. Franco Trentalance, 51 anni di Bologna, è partito dalle pellicole hard ed è approdato alle strisce di fumetti. Oggi sarà sul palco del "Comicon2019" di Napoli per presentare la sua prima graphic novel edita da Edizioni Inkiostro e tratta dal romanzo “Il Guardiano del parco”. Ci ha raccontato anche di  “Adrian”, le donne, il porno proibito e il rapporto con la televisione. Signor Trentalance: dai romanzi ai fumetti. Com'è successo? “Innanzitutto è una grande soddisfazione perché non traggono graphic novel da ogni romanzo, vuol dire che è piaciuto. Il 26 aprile alle 14 sarò sul palco del Comicon di Napoli a presentare il fumetto, non da disegnatore, ma da autore. Si tratta di un volume di 80 pagine con copertina rigida. Spero e confido in un sequel. La storia è ‘scorretta' e ha due punti di forza: si sa subito chi è il serial killer e si snoda intorno all'idea che sia un assassino ‘etico' come l'ho definito insieme a Marco Limberti e Rossano Piccioni. Trattandosi di un'opera di fantasia mi sono potuto sbizzarrire”. Che significa un serial killer etico? “Franco Maria è un omicida ‘etico' perché sequestra, tortura e uccide le sue vittime per realizzare dei filmati che vende nel deep web. Nella sua follia lo fa non per cattiveria o per procurare sofferenza, ma adempiere al suo lavoro, quello di videomaker. Non sente di far male alla gente tanto che fa scempio dei corpi dopo aver fatto loro l'anestesia. Il protagonista dice ‘non voglio farvi soffrire e così vi anestetizzo mentre faccio il mio lavoro'. E' un pazzo psicopatico, ma non è misogino. Uccide le donne semplicemente perché il pubblico compra maggiormente video con le donne”. Inquietante e contorto “Sì, ma nel fumetto ci sta. Siamo nel territorio dell'immaginazione dove vale tutto e ogni cosa è concessa.  Che vita sarebbe senza fantasia? Il serial killer è il mio alter ego, ha le mie sembianze, ma la prego di scrivere che la vita reale è ben altra cosa. Le donne sono la mia massima forma di ispirazione e trovo che in Italia non siano tutelate come dovrebbe fare un paese civile. Siamo meglio dell'India e del Nord Africa e peggio dell'Olanda”. Dunque l'assassino Franco Maria è il lato oscuro di Trentalance “Solo di Trentalance o di tutti noi? Se qualcuno fa del male a un suo familiare potenzialmente lei potrebbe trasformarsi in un assassino. Quante volte si dice ‘vado lì e l'ammazzo' e mentre si pronuncia la frase si immagina il modo e la maniera”. Perché un fumetto? “C'è un grandissimo ritorno al fumetto. C'è una rinascita delle fumetterie e le librerie non dedicano più al genere uno scaffale seminascosto bensì intere sezioni. Vuole sapere perché c'è il fumetto è tornato in auge?” Dica “E' l'epoca dei social e il fumetto è come un post di Instagram, hai un'immagine forte e ben fatta e pochissime parole di accompagnamento. Graficamente è come una serie di post: immediato nella lettura, non implica un alto livello di concentrazione e rapido. Impatta il lettore in maniera veloce. La mia graphic novel è un volume di 80 pagine che si legge in un'ora”. A proposito di fumetto, cosa pensa di “Adrian”? “A istinto, da spettatore l'ho trovato un po' troppo pulito, politically correct, mentre il fumetto - come poche altre forme d'arte - ha quasi la licenza di essere scorretto. ‘Adrian' essendo in prima serata e su una rete ammiraglia è risultato troppo corretto, poteva osare di più nelle tematiche, ma probabilmente il progetto ha perso la personalità di Adriano Celentano per una serie di dinamiche. Media di qua e media di là, non ha funzionato. Nessun compromesso per ‘Bloody Park' che è cattivissimo”. Lei è pornoattore, scrittore, mental coach, fumettista, viticoltore. Tante idee confuse o un artista poliedrico? “Credo di fare tutto abbastanza bene perché mi preparo. Sono una persona seria. Affronto un argomento per passione e poi sostengo con la preparazione. Questa è la chiave semplicissima del successo. Adesso la mia attenzione è focalizzata sulla scrittura e sul coaching che prevedono un gran lavoro su sé stessi, un'approfondita conoscenza di ciò che ci circonda così da poterlo interpretare e modificare”. Chi è il vero Trentalance? “Domandone! La mia enorme passione resta il sesso. Il porno l'ho appesa al chiodo davanti alla telecamera, ma non certo in privato (ride, nda). Il sesso è importante, porca miseria! Anche nel fumetto c'è una scena di sesso, una sola, ma fondamentale. Complicherà molto la vita al killer”. Se la definissi un insospettabile studioso? “Mi piace. E' vero e sono molto curioso. Si dice che si viva una volta sola e allora tanto vale esplorare più territori possibili. Le faccio un esempio: ho conosciuto tante donne in quantità e la regola base per attrarle è informarsi sugli interessi dell'oggetto dei desideri”. Mi sta facendo una lezione di seduzione? “Beh se voglio conoscere una vegana e la porto a mangiare una Chianina ho sbagliato, idem se voglio sedurre un'appassionata di musica classica e la porto in un locale di reggaeton. Ecco, anche nella seduzione è fondamentale studiare e raccogliere informazioni. Nell'approccio, a meno che non sia un colpo di fulmine, sei subito di fronte al bivio: lo voglio rivedere o no? Se sì, offrirò un menù che aggrada, poi pian piano dirò ‘ok, so cucinare anche altre pietanze', ma in prima battuta porterò i piatti che la persona preferisce. Mi piace quest'esempio, non l'avevo mai fatto”. Ha scritto “Seduzione Magnetica” dimostrando un grande rispetto per le donne. La sua opinione sul caso Asia Argento-Harvey Weinstein? “Un uomo che fa pressioni è sempre da biasimare. Credo ad Asia, la sua fragilità è stata manipolata anche se aveva persone attorno con le quali confidarsi e poter ribaltare la situazione”. Ha dichiarato: “Ho appeso il porno al chiodo, ma non disdegnerei una rimpatriata tra amici con Malena e Rocco Siffredi”. A che punto siamo? “Non l'ho mai detto. Ho l'idee chiare: se ho detto basta dopo 20 anni è basta definitivo. Non troverei un motivo valido per fare un come back. Non perché non mi piaccia più il sesso, ma perché non mi sarei evoluto come persona”. Orgoglioso di aver zittito gli scettici? “Ho scritto 5 libri più la graphic novel. All'inizio non mi voleva pubblicare nessuno, pensavano ‘Trentalance, un pornodivo, sarà anche bravo a fare quello che fa, ma di scrittura che ne capisce?' Prima l'hanno detto gli editori, poi le librerie e a seguire il lettore. E' stato tutto una conquista. Ci sta, ma ora non tornerei indietro perché brucerei quella credibilità che ho ottenuto faticosamente”. Gli autori di riferimento? “Da ragazzino Charles Bukowski che bilanciavo con Richard Bach. Poi Paolo Coelho e i libri su Gesù Cristo, una figura storica che mi appassiona moltissimo. Leggo molto Antonio Socci e John Fante. E pure Robert Crais, è poco noto in Italia, ma mi piace per il ritmo”. Torniamo all'hard, gli attori porno dicono “è un lavoro come tutti gli altri”. E' vero? “Ni. Le dinamiche comportamentali delle persone sono come quelle di chi lavora in una grande azienda: c'è il furbo, quello in gamba e quello che ti vuole fregare. Poi ci vuole serietà e affidabilità. Ho avuto dei colleghi che avevano dei piselli come delle mazze da baseball e uno pensava ‘questo farà un macello' e invece no. Erano dei cialtroni, arrivano in ritardo, non erano professionali nelle posizioni e indispettivano l'attrice. Il loro ‘talento' non bastava. Come in qualsiasi altro lavoro, come nel calcio. D'altra parte l'hard non è un lavoro qualunque per l'ansia da prestazione, soprattutto per i maschi. Già succede in privato figurarsi sotto le telecamere, come e quando dice un altro. La tensione è quella di chi gioca una finale di Champions League tutti i giorni o va in scena a teatro ogni sera”. Scorie nella vita privata? “Parlo per me: non riesco a farlo a luce spenta. Abituato ai riflettori, se dovessi incontrare una donna timida che vuole la luce bassa, non ce la farei. Devo vedere quello che sta succedendo. Deformazione professionale”. Una cosa del porno che odiava fare. “Le dico la verità: le scene di stupri e incesti. Interpeti il violentatore o lo zio, il fratello… ecco pur sapendo che è finzione, non mi piaceva girare quei film. Infatti avrò fatto 4-5 scene di quel tipo su 445 film. Appena mi sono fatto un nome e potevo dire la mia non le ho più fatte. Ripeto, non era vero, ma l'idea che la violenza su una donna potesse eccitare uno spettatore mi dava fastidio. Il sesso deve essere divertente, anche forte, ma tutto quello che è abuso non mi piace”. Più faticoso un film a luci rosse o un libro? “Film hard. Anche se una scena di sesso la fai in due ore, mentre scrivere richiede molto tempo”. Una forma di prostituzione. “Chi fa una vita che non vorrebbe. Chi accetta compromessi. Occasionalmente capita a tutti, ma se uno vive perennemente la vita che non vuole e non ha il coraggio di apportare modifiche sta facendo una cosa deprimente. Capita che qualcuno mi dica ‘beato te che puoi andare in giro in mountain bike' e magari ha cento volte i miei soldi e non lo fa. Significa che siamo noi al timone della nostra vita e le scelte si ripercuotono con un effetto domino. Martin Luther King diceva ‘Può darsi che tu non sia responsabile rispetto alla posizione in cui ti trovi adesso, ma lo sarai se non farai nulla per cambiarla'”. Passiamo alla televisione: ha partecipato al game show “La Talpa”. Lo vorrebbe rivedere? “Sì, a suo tempo proposi anche un'idea originale per migliorarlo. Tra tutti i reality è il più dignitoso. Non era totalmente trash, il pubblico partecipava all'indagine, le location erano meravigliose e le prove erano tostissime. Non soft come all'Isola dei Famosi” Era tutto vero? “Sì. Gli autori facevano riunioni brevissime, nessuna forzatura, solo indicazioni in merito ai nostri comportamenti abituali”. Un reality che vorrebbe fare e uno che non farebbe mai? “Nessuno e questo implica anche la seconda risposta” Gliel'hanno mai proposti? “C'era stata una cosa per il primo o secondo Grande Fratello Vip. Senza essere snob declino l'invito con il sorriso”. Una conduttrice dalla carica erotica nascosta “La deluderò, non guardo la tv da anni. Non ho neanche l'antenna”. Perché? “Perché in qualche modo subisci. In rete invece ho varietà di scelta. Guardo documentari, video, canzoni”. Serie tv preferita? “Nessuna. Non mi piace il meccanismo con cui creano dipendenza. Non mi piacciono le forme di dipendenza In generale, non fumo, non bevo caffè, non sono uno stinco di santo eh! Non mi entusiasma l'idea di essere dipendente da qualcosa a parte il sesso”. Una parlamentare sensuale? “La politica mi affascina come un palo della luce divelto”. Lei è felice? “Sì, molto anche se è un lavoro che non si può interrompere mai. La felicità è uno stato d'animo che va coltivato. E' una pianta che si deve innaffiare, potare e curare”.   

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