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Futuro da Ricchi e Poveri: "Altri 50 anni di canzoni"

Il duo festeggia le nozze d'oro e brinda al nuovo amore per la televisione: "Il nostro segreto è cantare con leggerezza i successi di una vita"

Carlo Antini
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Sono arrivati al giro di boa dei 50 anni di carriera. Per questo si stanno preparando per festeggiare a dovere. Puntando a televisione, teatro e nuove raccolte di canzoni. I Ricchi e Poveri rappresentano una fetta di storia della musica e del costume italiano. Alzi la mano chi non ha cantato almeno una volta nella vita le melodie di canzoni come “La prima cosa bella”, “Che sarà”, “Sarà perché ti amo”, “Mamma Maria” o “Voulez vous danser”? Anche ora che sono rimasti in due, Angela Brambati e Angelo Sotgiu conservano lo stesso entusiasmo e la stessa grinta di sempre. E non risparmiano stoccate ai divi di oggi, ai talent e all'industria musicale. Ricchi e Poveri, nelle ultime settimane per voi tanta televisione. Come vi trovate a lavorare sul piccolo schermo? Angelo: “Benissimo. Anche se giudicare gli altri non è facile. Ci piace stare gomito e gomito con gli altri colleghi. Bisogna pur fare un po' di spettacolo”. Angela: “Sono d'accordo, dare giudizi è imbarazzante. Nella vita c'è sempre da imparare e sono io la prima ad aver bisogno di consigli. Comunque mi diverto a sostenere il nostro ragazzo Pecora” Cosa pensate dei talent show? Fanno bene alla musica? Angela: “Sono un trampolino di lancio e danno ai giovani la possibilità di mettersi in gioco. In altre parole o caschi nel vuoto o ti tuffi perfettamente. Ma le giurie dovrebbero fare qualcosa in più”. Angelo: “I talent hanno sostituito i vari festival e i cantatori ma sono illusori. All'inizio danno tanta notorietà ma poi tutto finisce e la delusione è tanta. Bisogna pur ammettere che ogni tanto qualche talento si trova. Qualche anno fa, ad esempio, è venuto fuori Marco Mengoni che ha straordinarie doti vocali. Il problema è che oggi non tutti fanno la necessaria gavetta”. Quando avete iniziato la situazione era diversa? Angelo: “Un tempo c'erano selezioni maggiori. Le case discografiche trovavano gli autori migliori. Certo le occasioni erano poche. Oggi i giovani si fanno le canzoni da soli, le pubblicano su YouTube e vanno in mondovisione. E' più facile sottoporsi all'attenzione del pubblico ma molto più difficile restare sulla cresta dell'onda. Fino a qualche tempo fa arrivavi solo se valevi davvero”. Per voi qual è stato il segreto che vi ha permesso di restare a galla per 50 anni? Angela: “E' stata l'allegria delle nostre canzoni che si adatta perfettamente alla nostra faccia e al nostro modo di essere. Ma non bisogna dimenticare che, a volte, il successo resta un mistero”. Angelo: “E' proprio così. I nostri assi nella manica sono la passione e il grande divertimento per quello che facciamo. Abbiamo sempre affrontato tutto con simpatia e positività e al pubblico tutto questo è arrivato. Non abbiamo mai voluto lanciare messaggi ma ci siamo dedicati alle canzoni d'evasione che poi sono quelle che restano nell'immaginario di tutti”. Sanremo è finito da poco e voi siete tra le massime autorità in fatto di Festival. Cosa pensate del Baglioni bis? Angelo: “Mi è piaciuto ed è stato organizzato molto bene. Anche le canzoni che ho sentito mi sono sembrate all'altezza. Tra le cose più belle Elisa che canta Tenco e il duetto di Raf e Umberto Tozzi. Il caso Mahmood fa parte del gioco e comunque la sua è una bella canzone. Capisco Ultimo che c'è rimasto male. Mi è dispiaciuto per Loredana Bertè che avrebbe sicuramente meritato di più”. Angela: “Sono legata ai vecchi Festival di Sanremo che mi piacevano di più. Baglioni e Bisio sono stati bravi ma la Raffaele è troppo sicura di sé. E avere troppa sicurezza vuol dire non dare la giusta importanza all'evento. Il pubblico se n'accorge. Sul palco dell'Ariston il presentatore deve fare solo il presentatore. Troppa comicità non va bene. Per non parlare della scenografia dell'Ariston che sembrava una lapide senza fiori. Assurdo che nella città dei fiori mancassero proprio quelli. Ci sono rimasta male. La vittoria di Mahmood mi ha lasciato l'amaro in bocca. La melodia italiana dov'è? Che senso ha far vincere un rapper che imita gli americani? A Sanremo dovrebbe vincere sempre l'Italia e la nostra tradizione. Perché ne abbiamo tanta ed è bella. I cambiamenti devono servire a migliorare le cose”. Siete arrivati all'importante traguardo dei 50 anni di carriera. Come pensate di festeggiarlo? Angela: “Stiamo valutando tante idee e progetti interessanti. Abbiamo in programma una cosa a teatro e in televisione dove vorremmo proporre tutto il nostro repertorio a due voci. La televisione è uno strumento formidabile perché ti permette di arrivare anche a chi non può muoversi da casa”. Angelo: “Intanto siamo felicissimi di essere arrivati a questo traguardo. Anzi vorremmo altri 50 anni di musica. Guardiamo avanti. All'orizzonte c'è un album con le reinterpretazioni dei nostri vecchi successi e le canzoni nuove. Tutte cantate rigorosamente in due. Fanno parte della nostra vita ed è giusto farle venire fuori”. Ce l'avete un sogno nel cassetto? Angela: “Altro che. Non ci dimentichiamo che la felicità è fatta soprattutto di piccole cose. A volte basta anche solo una parola d'affetto. Intanto ho scritto delle favole e spero che qualcuno le legga prima o poi. Potrebbero diventare episodi per una fiction televisiva in grado di far divertire grandi e piccini. E' come se fosse la favola dei Ricchi e Poveri”. 

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