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Come "Adrian" trolla tutti. L'affondo a Mediaset è micidiale

Nella seconda puntata Celentano compare ma non parla

Giada Oricchio
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Alla seconda puntata di “Adrian”, Adriano Celentano continua con il teatro dell'assurdo e fa metatelevisione : “Più a reti unificate di così, Rai e Mediaset fanno gli stessi programmi. Mi perdoni padre ho peccato perché ho illuso Canale 5 che ci sarei stato fisicamente”. L'anteprima di “Adrian” è uno sketch di Natalino Balasso sui call center invadenti capaci di proporre contratti anche ai senza tetto, mentre “Aspettando Adrian” è un monologo-citazione di Giovanni Storti: “Hai visto Celentano? Ieri ha detto 15 parole in tutto”. Anche un riferimento ai governanti senza né arte né parte, ai migranti, al reddito di cittadinanza e alla violenza domestica: “Che importa blindare le porte se la violenza è in casa?”. Poi tocca a Nino Frassica e Francesco Scali ancora alle prese con il casting sulle persone degne di salire sull'Arca di Adrian per un futuro migliore visto che il presente è compromesso e la fine del mondo è vicina (questo è il nesso con il cartoon “Adrian”). Ma Adriano Celentano trolla tutti: è nel confessionale. A padre Frassica confessa: “Perdoni padre, ho peccato. Ho lasciato illudere Canale 5 che avrai partecipato fisicamente allo spettacolo, ma non potevo perché dovevo seguire Adrian, la mia anima (ecco perché nel cartoon è giovane, è l'anima non la trasposizione fisica, nda). Ho detto che potevo esserci e non esserci che poi è quello che sta succedendo, c'è ma non c'è… sono in tre…”. Il riferimento pare essere al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Frassica lo accusa di “taciturnità molesta” e aggiunge: “Ma io non ti posso assolvere perché ci vuole un prete Mediaset e io sono un prete Rai”. E' il là a una delle gag migliori di Celentano che blasta Canale 5: “Ma non c'è differenza, i programmi che fa Mediaset li fa la Rai e quelli che fa la Rai li fa Mediaset il doppio”, “E' vero, ti assolvo a reti unificate in nome del padre, del Silvio e del Santissimo ascolto”. E pensare che il direttore di rete, Giancarlo Scheri, aveva dichiarato: “Ci fidiamo ciecamente di Adriano”. Parte “Aspettando Adrian” ed è di nuovo monologo di Natalino Basso  cui segue sketch con Giovanni Storti su quota 100 e sicurezza. E Adriano Celentano? Beh, replica se stesso e fa il minimo sindacale: si palesa alle 22.14 ed è standing ovation del pubblico che tra le numerose grida di giubilo urla: “Adriano non morire mai” (nella prima puntata una signora si lanciò in un colorito "Bevimi"). Basso e Storti scherzano (“gli pagano un sacco di diritti perché le pause le ha inventate lui”, “hanno detto che non si sa mai cosa fa, ma se è imprevedibile vuol dire appunto che non è prevedibile”) mentre Celentano tace. Tace e tace. Prende un giornale arrotolato, fa qualche passo, accenna un sorriso e va via salutando a braccia alzate il pubblico in delirio del teatro Camploy di Verona. Quattro minuti in totale e stavolta nemmeno una parola. Poca originalità o tanta avanguardia? Nel dubbio parte il cartone animato la cui trama resta debole. 

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