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Il Natale è da favola: le fiabe Disney da record in tv

I classici dominano in prima serata su Rai 1 e stracciano la concorrenza

Giada Oricchio
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Il caro, vecchio buon usato sicuro. La tendenza vintage di questa stagione televisiva è ormai un dato di fatto. Alcune volte gli esperimenti sono riusciti, come nel caso di “Chi vuol essere milionario” e delle fiabe della Disney, altre volte sono state un flop clamoroso come “Portobello” o “Scherzi a Parte”. A Natale Rai 1 ha polverizzato la concorrenza programmando una settimana di lungometraggi animati che negli altri giorni dell'anno sono relegati nei canali per bambini dal 50 in poi del digitale terrestre. Dopo il computerizzato “Frozen – Il Regno del Ghiaccio” su Rai 2 (andato così così: 1.972.000 spettatori pari al 10.7% di share), ci ha provato la rete ammiraglia del servizio pubblico a mettere indietro le lancette dell'orologio anagrafico degli italiani proponendo i tre grandi Classici Disney disegnati con mano artigianale da papà Walt Disney e colorati con la sua lucida follia. Martedì “Biancaneve e i 7 Nani” e il dono del risveglio dalla morte (e dunque l'immortalità) hanno conquistato oltre 4.500.000 di telespettatori e il 21.4% di share, meglio ha fatto l'omologa bionda “Cenerentola” che mercoledì 26 dicembre su Rai1 ha ottenuto 5.069.000 spettatori pari a una share del 21.10%. Stracciate le prime due puntate della miniserie “Piccole Donne” su Canale 5 (1.668.000 spettatori pari al 6.9% di share e 1.323.000 spettatori pari al 6.8%). Un risultato eccezionale per “Cenerella” che affrontava anche la serie A con il big match Inter-Napoli carico di violenza. Senza contare che la prima puntata del film in seconda serata “Anna dai capelli rossi” con Martin Sheen è andato benissimo: 2.280.000 telespettatori e la share al 14.7%. Giovedì 27 dicembre Rai 1 ha calato il magico tris con “La Bella Addormentata” ed è stato un nuovo trionfo: 5.213.000 telespettatori e la share la 21.30%. E stasera su Rai 1 sarà l'originale “Mary Poppins” a godere dell'inatteso effetto traino delle Principesse (oltre al fatto che il sequel attualmente nei cinema è un successo al botteghino). Canale 5 corre ai ripari, ma non prima del prossimo 3 gennaio. Trasmetterà il 19esimo grande classico Disney “Il libro della giungla” tratto all'omonimo romanzo di Rudyard Kipling. Datato 1967, fu l'ultimo lungometraggio prodotto da Walt Disney che morì durante la realizzazione. Così com'è accaduto per “Biancaneve”, anche “Cenerentola” è stata largamente commentata sui social network (“Non avrei mai immaginato da piccola che oggi sarei stata sui su Twitter a commentare con estranei Cenerentola” è il messaggio che fotografa al meglio quanto siano cambiati i tempi). Anche Cinderella è una Principessa eroina: sogna un futuro migliore, ma non sta con lo straccio in mano ad aspettare che caschi dal cielo. Pur di raggiungere il suo scopo e andare al ballo di Corte (per svagarsi, non per mettere l'anello al dito del Principe), pulisce, lucida, cucina, rammenda, lava l'odioso Lucifero (il gatto Garfield ante litteram), cuce per Anastasia e Genoveffa, il cui fondoschiena ha le fattezze di un panettone per chiappa, zappa nell'orto e accudisce piccoli sorci che lei non vede verdi, ma vestiti con improbabili magliette e cappellini. Se in “Biancaneve”, la matrigna Grimilde trama contro la più bella del reame facendo ricorso a pozioni e mele, in Cenerentola, Lady Tremaine è più sottile. E' la matrigna, e non le sorellastre senza talento, la vera antagonista di Cinderella. Subdola e infingarda come poche: “Puoi venire al ballo se fa questo e quello… ho detto SE…” e quando quella è pronta, grazie agli uccellini che Dolce&Gabbana” scansati proprio, fa in modo che le insulse figlie le strappino di dosso nastri e collana da loro scartate, si dà al sequestro di persona rinchiudendola in soffitta e irriducibile dà una bastonata al valletto al solo scopo di mandare in frantumi la scarpina di cristallo. Bara a tutto spiano, ma Cenerentola ha l'asso nella manica, pardon la scarpina nella tasca: centro con un solo colpo in canna. Una celebre frase del film “Pretty Woman” la definisce “quella gran c**o di Cenerentola”. In realtà, Cenerella ha resistito alle angherie, ha lottato per i suoi obiettivi e la vita l'ha premiata. La figura salvifica del Principe è marginale ancor più che in Biancaneve: lì almeno la bacia per “vivere per sempre felici e contenti”, qui lo smidollato e pusillanime giovanotto lascia che siano gli altri a servirle la donna amata su un piatto d'argento. La verità è che Cenerentola ce la fa da sola. Lo storytelling si capovolge in “La Bella Addormentata” che incassò moltissimo, ma non a sufficienza da coprire i costi di produzione (la Walt Disney interruppe la serie e la riprese solo nel 1989 con la “Sirenetta”). La favola è stata la più commentata su Twitter e Facebook dove l'ironia l'ha fatta da padrona. “Tra poco il classico Disney con la protagonista più figa di tutte eh sì poi c'è anche la biondona che dorme”, “Malefica è in assoluto la cattiva più iconica della Disney, regale, elegante, algida e meravigliosamente fashion”, “Ti sei offesa Malefica? CERTO CHE NOOO” e giù con l'arcolaio. C'è pure chi identifica Malefica con Ilary Blasi: “Ti ricordi cosa mi hai fatto 13 anni fa?!”. Per non parlare del risveglio: “Aurora si addormenta e viene svegliata da un figo, lo faccio io e vengo svegliata dalle urla di mia madre”, dell'incontro con l'uomo giusto: “Questa esce una volta in 16 anni e incontra l'amore della sua vita, io esco e trovo solo casi umani” o dei capelli: “Chi non ha mai desiderato i capelli di Aurora mente”. E poi i meme con i tre doni delle fatine che diventano per i comuni mortali: ansia, irritabilità e metabolismo lento. Non manca chi “sognavo di diventare Aurora e sono diventata il menestrello ciucco”. La “Bella Addormentata” segna una svolta: la principessa Aurora, addormentata in tutti i sensi, appare meno del Principe Filippo (per la prima volta l'innamorato ha un nome) che dimostra personalità fin da piccolo quando storce il naso davanti all'infante promessa sposa. E' il Principe valoroso per antonomasia: incontra Rosaspina/Aurora la contadinella, se ne innamora e vuole sposarla in barba agli ordini del Re: “Papà siamo nel XIV secolo!”. Impossibile non pensare a Meghan e Harry. Poi la cerca, la insegue, combatte contro Malefica, supera la foresta di rovi, uccide il drago, la sveglia e la sposa. Intanto quella piange perché non può vedere il suo amore nella capanna (dopo avergli detto “mai” e “un giorno” opta per la sera stessa) e si fa plagiare dalla strega in un nanosecondo (traumatizzante la scena delle scale con la luce verde). Spiccano le offese di Malefica ai suoi servi colpevoli di aver frugato solo nelle culle per 16 anni: “cretini, idioti, imbecilli” e quelle alle fatine: “povere sciocche semplicione”. Un insulto degno del linguaggio forbito di Franca Leosini. Sui generis le fatine che bisticciano per ogni cosa e che, dopo tre lustri passati a fare le casalinghe, si fanno scoprire per il colore del vestito di Rosaspina (i disegnatori erano effettivamente indecisi tra il blu e il rosa, di qui la scelta di metterli entrambi, nda). Inarrivabile Serenella a metà tra maghetta ed essere umano: “Vorrei trasformarla in un vecchio e grasso rospo”, “La nostra magia porta solo felicità e gioia”, “Beh farebbe felice me”. I Classici non solo sono passati intatti attraverso gli artigli del tempo, ma hanno anche trovato una giovinezza 2.0. E le favole piacciono perché sono un refolo di ottimismo e coraggio. Infondono voglia di superare limiti e avversità.

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