addio al direttore
Sandro Mayer, il ricordo della figlia Isabella: "Non era.."
Oggi è il giorno del dolore. Il giorno dell’ultimo saluto a Sandro Mayer, che si è spento a Milano (e non a Roma come inizialmente era stato raccontato). I funerali nella Basilica di San Babila, gremita di personaggi della tv, amici e gente comune: i lettori del suo giornale, che hanno sempre amato il garbo inconfondibile di Mayer. La notizia della sua morte, da venerdì, ha scosso il mondo dello spettacolo e del giornalismo. A “Storie italiane” è intervenuta, poco prima della cerimonia funebre, Isabella Mayer, che ha ricordato così suo padre Sandro: "Guardando il mio presepe mi viene in mente quello che allestiva papà. Era legato al nipotino Gabriele. Pensate che papà adorava le cravatte e aveva una numerosa collezione. E Gabriele, come suo nonno, ha ereditato la passione per le cravatte". Isabella è incinta. In diretta, stamattina, ha anche rivelato: "Mia figlia Maria, che nascerà a breve, conoscerà nonno Sandro attraverso i miei ricordi. Mio padre è stato unico. Mi ricordo che quando uscivo la sera e facevo le 4 del mattino mi diceva di chiamarlo quando ero sotto casa perché mi veniva incontro per non farmi tornare da sola». Milly Carlucci, che lo ha fortemente voluto nel cast in giuria a “Ballando con le stelle”, qualche giorno fa ha detto: "Sei stato il fratello saggio". E anche Ivan Zazzaroni, suo collega e amico a “Ballando” ha detto che "Sandro era il giudice, ma anche il lato buono di quella giuria". "DiPiù fumetti", l’ultimo gioiellino editoriale di Mayer, è nato una settimana fa. Lui era un direttore da un milione e mezzo di copie, ma anche un uomo di fede. Era molto devoto a Padre Pio. Infatti, nel suo giornale non mancavano storie legate al santo con le stimmate. Lo scorso anno Mayer a “Il sabato italiano”, in un’intervista esclusiva, ha raccontato un aneddoto sul crocifisso che portava da sempre al collo: «E’ quello che aveva al collo mia madre. Nei momenti difficili lo tocco. Ha un valore per me molto importante. Ricordo che anche quando ero bambino e mi prendeva in braccio lei lo portava. Guai a chi me lo tocca».