Renato Zero dice cose mai dette all'amica Mara Venier. Ecco cosa ha confessato
In studio balli, baci e abbracci. Ospite anche Vincenzo Incenzo
Uno strepitoso Renato Zero è stato ospite di Mara Venier, magnifica padrona di casa a “Domenica In”. Si è raccontato con la semplicità dei grandi artisti: “Gli inizi sono stati difficili, uscivo con il boa di struzzo e pregavo di non tornare pieno di botte. E ti ricordi quando rincorrevi con il bastone Jerry Calà?”. Una lunga intervista con qualche inconveniente: “Non fatemi saltare i filmati” ha intimato la Venier e Renato Zero: “Altrimenti le saltano i nervi”. Renato Zero, completo verde bottiglia e maglietta nera come gli occhiali, esordisce con la solita misura: “Di Renato ce n'è uno, tutti gli altri son nessuno”. Mara Venier lo bacchetta: “Hai rivoluzionato la scaletta di Domenica In, dovevi arrivare prima”, “Beh, meno male, un c'è niente in questa televisione. Mi sono arrivate un sacco di richieste, la zeromania è un virus. Come si guarisce? Basta comprarmi i dischi! Se ti sento, Mara? Sì, ma sono io che non mi sento. A volte mi chiamo da solo per sapere se ci sono. Dici che sono in forma strepitosa? Merito del mio materasso, mi siedo e plooofff! Sono così perché canto molto, soprattutto in presenza dell'avvocato”. Renato Zero è allegro, divertente, vero. Parte dalla lunga amicizia con Mara Venier: “Sì, un'amicizia molto travagliata perché sei sfuggente, non rispondi mai a questo cellulare! Poi mi chiami e dici "non ci vediamo mai. Non pranziamo mai insieme" e poi tutti questi mariti, sei peggio della dea Kalì”, “Ma no…te sei rimasto al Ciucheba, a Castiglioncello, sono 20 anni che sto sempre con lo stesso uomo", "Te sei una donna intelligente che lascia la porta aperta agli ex. E racconterei un aneddoto: stavamo al Ciucheba e ti eri sposata con il nostro amico Jerry Calà e ogni volta a mezzanotte come la scarpetta di Cenerentola veniva fuori Jerry che correva per tutto il locale con te dietro armata di bastone che lo volevi massacrare di botte. Una sera non veniste e non facemmo una lira nel locale!”, “Eh sì lo trovavo sempre con qualche ragazza nei bagni”. Poi passa una loro foto al Dopo Festival di Sanremo e Renato Zero: “Ah Brad non sei nessuno, ANGELIN JELI non sei nessuno”. L'artista imbarazza la Venier con una considerazione: “Comunque queste televisioni, non parlo della Rai, non adesso che siamo qui, ne parliamo male un'altra volta, passano solo mortalità, drammi, cronaca nera, queste azioni sono quasi sponsorizzate, sembra che la violenza sia la soluzione a tutto”. Mara Venier lo riprende sulla scaletta di “Domenica In” sconvolta per il suo ritardo e Renato Zero: “Mi volevano fa' venì alle 4 di notte, forse c'era da passare lo straccio” e la Venier, sulla cui abilità si regge tutto il contenitore domenicale, lancia una frecciatina alla produzione: “C'è un po' di confusione”, “Va be' cominciamo senno ce famo notte” conclude Zero. Mara Venier ha il pregio di far dimenticare pubblico, telecamere e luci, le sue interviste sembrano una chiacchierata tra amici davanti a una calda tazza di tè. Chiede degli esordi e Zero: “Da dove è partito tutto? Dal distintivo di mio padre che era un poliziotto, non amavo la divisa perché mi sottraeva mio padre e questo mi feriva tantissimo. Con i miei lustrini ho reso giustizia a un uomo che poteva diventare un gran bravo tenore, ma la vita lo ha costretto a fare delle scelte. Aveva 4 figli. Il carrettone mi si beveva, faceva delle retate e incontravo mio padre sempre al commissariato. Mi diceva "ancora qui?", era una roba umiliante. Diceva con orgoglio ai colleghi che ero suo figlio e quelli si guardavano come a dire "certo le disgrazie non vengono mai da sole". Poi c'è stato il riscatto perché io improvvisamente sono diventato Renato Zero, i colleghi andavano da mio padre a chiedergli i biglietti e lui con orgoglio sventolava il suo biglietto pagato. Pagato”. Renato Zero firmò il primo contratto da minorenne alla RCA: “Allora i dischi erano una forma alta di identificazione e un traguardo molto ambito, significava raggiungere una certa cifra”, la Venier si incuriosisce: “E' vero che volevano un altro Gianni Morandi? Ti sei ribellato?”, “Io??? Ho tirato fuori tutte le piume di struzzo che avevo, rimediavo boa, cose strane. Non accettavo queste imposizioni”, risponde Renato Zero che ricorda anche quando l'allora fidanzata Lucy vendeva le cassette fuori ai posti dove cantava arrangiandosi da solo: “Era una vendita quasi carbonara. Gli inizi non sono stati facili”. Mara Venier chiama un filmato che tarda a partire e il volto si contrae in una smorfia contrariata: “Per favore non fatemi saltare i filmati altrimenti…” e Zero: “Le saltano i nervi”. Per fortuna parte la clip di “Mi vendo” e la tensione si stempera in una balletto in studio. La Venier scherza: “Ma quanto eri magro, ma magnavi?”, “Eh, ero un po' sofferente, ero il mio segretario, il mio parrucchiere, il mio truccatore, il mio sarto. Ogni tanto incontravo un tramezzino, ci salutavamo, mi chiedeva asilo e io dicevo "sì, sì ti do da dormire". Facevo tutto da solo. Quella mia solitudine artistica è quella di Totò, Charlie Chaplin, De Filippo, personaggi di una certa levatura, originalità e temperamento che faticano a inserire collaboratori. Preferivo fare le cose da solo perché sapevo che avrei ottenuto esattamente il risultato che volevo”. Mara Venier tocca l'argomento Lucy, la fidanzata storica, ma Renato Zero la delude: “Mai, non ho mai pensato di sposarmi. Non sono cliente di nessuna bomboniera e di nessun confetto. Sono sposato con il pubblico. Ho avuto una famiglia numerosa meravigliosamente presente, vivevamo in 10 nella stessa casa e ogni volta che uscivo di casa con il boa di struzzo mi facevo il segno della croce e pregavo di non tornare con i cerotti. C'era una sorta di tiro al segno, verbale e alcune volte fisico. Come reagivo? Tornavo indietro e chiedevo "ma ti ho fatto qualcosa di male?". Quest'atteggiamento mi fruttò la solidarietà della borgata”. Mara Venier passa dal matrimonio mancato a Roberto, il figlio adottivo: “E' vivace, ma sono contento. Ha una vocazione al rischio. Ma gli voglio bene perché non è un tipo seduto. Consiglio l'adozione. Ci siamo conosciuti a lungo con Robertino, poi ci siamo resi conto che potevamo mettere insieme la sua solitudine con la mia. Non bisogna essere egoisti con i figli, bisogna regalargli la vita e non pretendere di volerli simili a noi”. Mara Venier sorprende Renato Zero con l'ingresso dell'amico Vincenzo Incenzo, grande autore di canzoni: “Il nostro sodalizio è nato 20 anni fa a una festa di Venditti. Mi invitò a casa sua e mi mise in una stanza con Orazio, un cavallo di peluche a grandezza naturale”. Mara Venier chiude questa pirotecnica “Domenica In” ascoltando, abbracciata alla figlia Elisabetta, un medley di canzoni di Renato Zero. Non poteva esserci conclusione migliore.